Editoriali
Una poltrona per due a Tripoli
Il Parlamento di Tobruk vota la fiducia a Bashagha, sostenuto dal generale Haftar e dalla Russia. Contenderà il potere all'altro esecutivo, quello di Dabaiba sostenuto dall'Onu, forse anche con le armi
Da oggi la Libia ha ufficialmente due premier e la strada che avrebbe dovuto portare alla stabilizzazione sembra ormai smarrita. Il Parlamento di Tobruk, nell’est del paese, ha votato la fiducia al governo di Fathi Bashagha, che è sostenuto dal generale di Bengasi Khalifa Haftar, vero vincitore di questo pericoloso cortocircuito. Ora Bashagha contenderà la supremazia ad Abdelhamid Dabaiba, che invece guida l’altro esecutivo di Tripoli, a ovest, su cui l’Onu ha puntato tutto.
I voti favorevoli al nutrito gabinetto di Bashagha (ben 35 ministri, a testimoniare quanti compromessi ha dovuto fare con le milizie dell’est) sono stati 92, non così tanti se paragonati ai 132 incassati un anno fa da Dabaiba. Però erano altri tempi, si usciva da un processo di pace mediato dall’Onu alla Conferenza di Berlino e si nutrivano grandi aspettative per il voto da tenersi a Natale. Le elezioni alla fine sono state posticipate a data da destinarsi e si è arrivati alla situazione attuale, in cui la prospettiva di nuove elezioni fa quasi tenerezza e i fatti raccontano invece di una produzione del petrolio che potrebbe essere nuovamente a rischio nell’est del paese, sulla falsariga di quanto già successo due anni fa, quando Haftar chiuse i rubinetti dei giacimenti in Cirenaica come ritorsione contro il governo di Tripoli.
E’ proprio il generale della Cirenaica a uscire vincitore dall’insediamento di un doppio governo e dopo che per lungo tempo era stato dato per spacciato sia politicamente sia militarmente. Adesso Haftar avrà comunque la possibilità di influenzare il governo di Bashagha a est, dove ha imposto diversi suoi uomini (due vicepremier, il ministro dell’Economia e quello della Difesa). Per capire se Dabaiba ha davvero le ore contate molto dipenderà da come cambierà sul campo la geometria delle alleanze fra le milizie. Molto, ma non tutto. Ci sono di mezzo anche la Turchia e la Russia, che è stata la prima a dichiarare il proprio sostegno a Bashagha. Ancora una volta alimentando l’instabilità in un paese a ridosso dell’Europa.