Editoriali
L'Iran ha liberato i prigionieri britannici accusati di spionaggio
L’operatrice umanitaria Nazanin Zaghari-Ratcliffe e l’imprenditore Anoosheh Ashoori sono stati scarcerati dal governo di Teheran. Altro passo verso il deal sul nucleare
Il disgelo fra l’Iran e l’occidente prosegue con la liberazione di due cittadini con la doppia nazionalità iraniana e britannica che erano detenuti a Teheran con l’accusa di spionaggio. L’operatrice umanitaria Nazanin Zaghari-Ratcliffe, arrestata nel 2016, e l’imprenditore Anoosheh Ashoori, in carcere dal 2017, ieri hanno lasciato il paese. Un terzo liberato, l’imprenditore Morad Tahbaz arrestato nel 2019, è libero su cauzione ma è ancora in Iran. Teheran ha detto che la liberazione è un “gesto umanitario” deciso magnanimamente per le festività del Capodanno persiano del prossimo 21 marzo. I britannici invece hanno dato una versione meno romantica. Il rilascio è avvenuto nell’ambito di una querelle che risale agli anni 70, quando Londra rifiutò di pagare una penale per dei carri armati venduti a Teheran ma mai consegnati.
A confermare la transazione di 530 milioni di dollari per appianare il debito è stata la segretaria agli Affari esteri di Londra, Liz Truss. Ma al di là del “riscatto”, la liberazione ha un notevole significato politico. Nelle stesse ore, il deal sul nucleare iraniano ha avuto un’accelerazione, dopo il nulla osta arrivato ieri dalla Russia, tranquillizzata dal fatto che le sanzioni imposte per l’invasione dell’Ucraina non intaccheranno le sue relazioni commerciali con l’Iran. Gli scambi di prigionieri non fanno parte integrante delle trattative sul nucleare ma sono strettamente correlati. Nel gennaio del 2016, a pochi mesi dal primo deal, l’Iran liberò tre cittadini americani per dimostrare la sua buona volontà a rispettare gli accordi. Da tempo sono in corso altre trattative per il rilascio di quattro cittadini americani detenuti in Iran e 13 iraniani in carcere negli Stati Uniti.
E’ un altro segnale che l’accordo sul nucleare potrebbe essere vicino e che nessuno più degli iraniani vuole finalizzarlo. Teheran avrebbe persino chiesto agli americani di rendere impossibile recedere dall’accordo, per evitare quanto successo con Trump nel 2019. Intanto però, secondo il Center for Human Rights iraniano, ci sono almeno 14 persone fra stranieri e con doppia cittadinanza detenuti nelle carceri di Teheran.