Editoriali
Le pressioni eversive in America
La moglie del giudice Thomas ha lavorato con i trumpiani per ribaltare Biden
La Corte suprema americana è da molti anni oggetto delle attenzioni speciali delle fazioni politiche. Quando rende costituzionale il matrimonio omosessuale, viene attaccata dai conservatori per essere “non in sintonia con l’America reale”, viceversa se ritiene che ogni stato possa gestire in modo autonomo il processo elettorale, per i progressisti è uno strumento di controllo di una “infima minoranza di bianchi miliardari”. Il caso di Ginni Thomas, attivista conservatrice e moglie del giudice della Corte suprema Clarence Thomas, pone un problema diverso. Secondo le rivelazioni del Washington Post, la Thomas avrebbe cominciato a pressare sin dalla settimana successiva alle elezioni il chief of staff di Donald Trump, Mark Meadows, usando argomentazioni sulle elezioni “rubate” da Joe Biden prese direttamente dal libro dei complotti di QAnon.
Il giudice Thomas non è direttamente coinvolto, ma è chiaro che sua moglie abbia usato il suo status privilegiato per avere accesso alla Casa Bianca. Questo pone anche un conflitto di interessi reale, se pensiamo che Thomas ha dissentito dalla sentenza della Corte suprema sulla mancata udienza del ricorso texano sul voto negli altri stati. Un caso di inopportunità politica. Difficile che porti a dimissioni o processi di impeachment però. Il clima polarizzato attuale la vedrebbe come una manovra dei democratici per nominare un nuovo giudice alla Corte suprema. Su questo il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell ha dimostrato di essere pronto a combattere con ogni mezzo. Preoccupa però che quel pezzo di partito rappresentato da Ginni Thomas che rasenta l’eversione costituzionale sia tanto vicino alle istituzioni americane. Abbiamo visto un assaggio di quel che può succedere a Capitol Hill, il 6 gennaio del 2021.