Editoriali

Su D'Alema meglio correre ai ripari

Redazione


Perché il caso colombiano pone delle domande anche su Ernst & Young

Bye bye conti (milionari), per Massimo D’Alema la carriera di grande mediatore, di promotore del made in Italy, di prestigioso facilitatore, sembra segnata. Un po’ hanno concorso una certa faciloneria nei rapporti internazionali e anche una insospettabile loquacità telefonica, oltre alla tendenza a darsi da fare per troppi interessi. Il proprio, quello delle aziende italiane (lui stesso dice che a distinguerlo da Gerhard Schröder c’è che il suo impegno riguardava aziende nazionali e non estere), quello dei grandi consulenti. Non si sta così al mondo, specialmente con quel curriculum. Anche quando si presenta qualche vecchio amico imprenditore bisogna fare bene la tara, ascoltare, promettere e poi non fare. E, soprattutto, non si quantifica, certamente mai al telefono, il valore commerciale di una mediazione (dubbio atroce: ma la commessa da 4 miliardi per due sottomarini, quattro corvette, ventiquattro aerei M-346 che D’Alema ha provato a trattare con i colombiani per conto di Leonardo e Fincantieri l’Italia l’ha persa a causa di D’Alema?).

 

Sono ingenuità, è chiaro, perché è comprensibile che chi è stato presidente del Consiglio e del Copasir viene facilmente avvicinato da persone in cerca di contatti e di facilitazioni. Meglio pesare le parole, meglio informarsi. E, forse, meglio prendere una pausa anche per le aziende che avevano investito in D’Alema come fornitore di status e di relazioni. EY, come ora si chiama sinteticamente la Ernst & Young, potrebbe fare una riflessione sul contratto con D’Alema, probabilmente uscito dagli standard considerati accettabili secondo i codici interni aziendali e da non prolungare se si vogliono rispettare le regole dei grandi consulenti, impegnati anche in importanti e proficui rapporti con la Pubblica amministrazione. Ciò che può essere un semplice imbarazzo per Leonardo o Fincantieri potrebbe essere anche qualcosa di più complicato per una delle big four della consulenza mondiale. Meglio per tutti correre ai ripari.

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