Editoriali
Il maquillage di Assad
Una legge-farsa in Siria vieta la tortura, uno dei pilastri del regime sanguinario
Succede che un regime che ha torturato e ucciso in 10 anni oltre 14 mila persone nelle sue carceri, nelle stazioni di polizia, negli uffici dei ministeri, negli stadi, lanciando armi chimiche, approvi una legge che mette al bando la tortura. Il regime in questione è quello siriano di Bashar el Assad, che il 30 marzo, con l’approvazione del Parlamento di Damasco – va da sé, tutto schierato al suo fianco –, ha approvato un provvedimento che “mette al bando” la tortura. Nel testo non si fa il minimo riferimento alle prigioni o agli uffici di pubblica sicurezza, che sono i teatri dove si compiono le torture siriane. Non è un caso. Assad ha sempre negato ogni accusa sollevata da ong e organizzazioni internazionali. Dall’inizio della guerra, il mukhabarat – cioè i servizi segreti – non ha avuto pietà per donne e bambini. Secondo la Rete siriana per i diritti umani, che dal Regno Unito monitora gli abusi perpetrati dal regime, tra le vittime ci sono almeno 92 donne e 180 bambini.
Ma per Assad, molto banalmente, la tortura di stato non è mai esistita, nonostante sia uno degli abusi meglio documentati prima ancora dell’inizio della guerra del 2011. La legge impone sanzioni durissime: se la vittima degli abusi muore in seguito alla tortura “l’esecutore” rischia la pena di morte. Nessuna punizione è prevista invece per chi ha dato l’ordine – altro elemento per nulla casuale. Amnesty International ha detto che è come tirare una mano di bianco per coprire i crimini e gli orrori del regime. Lo scorso gennaio, per la prima volta, un colonnello del regime siriano è stato processato e condannato in Germania per avere preso parte a 4 mila casi di tortura e 27 omicidi. Assad cerca una normalizzazione perché ha bisogno di uscire dall’isolamento internazionale imposto da anni di sanzioni e di guerra. Il mese scorso, ha fatto un viaggio storico negli Emirati Arabi Uniti per stringere la mano agli sceicchi. Gli americani hanno protestato, ma il messaggio di Assad al mondo va oltre la semplice ipocrisia o provocazione. Ciò che vuole dire è: visto? Il mondo comincia a dimenticare tutto quello che è successo.