Editoriali
Chi applaude l'arrivo della Jackson alla Corte suprema
Cosa ci dice dell’America e di Biden la scelta della nuova giudice, che prende il posto di Stephen Breyer
Ketanji Brown Jackson è la nuova giudice della Corte suprema americana, prende il posto di Stephen Breyer, che andrà in pensione quest’estate: sono due democratici e quindi non ci sarà un cambiamento nella composizione politica della Corte, dove ci sono e ci saranno sei giudici conservatori e tre democratici. La conferma al Senato della Jackson, dopo le audizioni di rito, dice molte cose dell’America e della presidenza di Joe Biden. La prima: il presidente aveva detto che avrebbe nominato un giudice donna e afroamericano, così ha fatto e così è stato.
La scelta di Biden è altamente simbolica – è la prima volta che succede, per questo si tratta di una conferma “storica” – ma, come troppo spesso accade, la strategia identitaria ha avuto il sopravvento su tutto: sulle audizioni, sullo scontro al Senato, anche sugli argomenti utilizzati dai repubblicani per far emergere, come è il compito dei senatori che valutano le scelte presidenziali, le criticità del pensiero e dell’impostazione del giudice. Cosicché oggi tutti sanno che la Jackson è donna e nera (ma per questo bastava una foto) e pochi sanno qual è il suo percorso e il suo approccio giuridico, cioè come ha fatto e presumibilmente farà il suo mestiere.
Questo è riduttivo prima di tutto per la Jackson, che è una giurista con competenze formidabili: avrà modo di dimostrarlo. Ma lo è anche per le istituzioni stesse. Quando la Jackson è stata confermata al Senato, l’ala democratica si è alzata in piedi per applaudire, mentre l’ala dei repubblicani si è alzata per uscire: sono rimasti soltanto tre senatori conservatori e uno era Mitt Romney, ex candidato presidente. Romney aveva votato contro la Jackson un anno fa quando Biden l’aveva nominata alla Corte di Washington: oggi dice che ascoltando le audizioni e andando al fondo del pensiero della Jackson ha cambiato idea. A questo servono le audizioni, e questo sarebbe l’atteggiamento da tenere quando si cerca di ricucire un dialogo istituzionale e politico molto sbrindellato. Ma Romney era solo, dimostrazione vivente che la promessa di unità bideniana è lontana dall’essere mantenuta.