EDITORIALI

Prendersela col gas giusto

Redazione

Fissare il prezzo solo al metano di Mosca può convincere Bruxelles

Al prossimo Consiglio europeo previsto per fine maggio potrebbe essere più semplice trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas. Nella sua intervista al Corriere della sera, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha precisato che “la proposta italiana di un tetto al prezzo del gas russo sta guadagnando consensi”, indicando per la prima volta che la misura potrebbe riguardare solo il metano proveniente da Mosca. Dal punto di vista diplomatico non è una correzione da poco.

  

Il timore principale condiviso da alcuni paesi, in prima linea Germania e Paesi Bassi, è che i fornitori potrebbero vendere ad altri a prezzi più alti. I Paesi Bassi, in particolare, hanno interessi da tutelare perché ospitano il mercato di riferimento per lo scambio del gas (la Title Transfer Facility) che è la sede in cui si forma il prezzo di riferimento per l’Europa. Inoltre, decidere di intervenire sul mercato mentre sono in corso missioni diplomatiche per diversificare gli approvvigionamenti potrebbe scoraggiare nuovi accordi.

 

Non bisogna dimenticare che Bruxelles dipende da Mosca per il 40 per cento delle sue importazioni, ma il secondo fornitore è la Norvegia, che nel 2021 ha contributo al bilancio energetico europeo per il 23 per cento delle importazioni. Seguono l’Algeria con il 12 per cento, gli Stati Uniti con il 6 per cento e il Qatar con il 5 per cento.

  

Limitare l’intervento alla Russia sarebbe più accettabile per tutti gli altri operatori e di conseguenza anche per l’olandese Mark Rutte, che aveva ribadito la sua contrarietà durante la visita a Draghi di inizio aprile. Mentre Mosca, dipendente quanto l’Ue dai tubi che legano i due mercati, potrebbe accettare con qualche malumore di continuare a venderci il suo gas per esigenze di cassa. Da quest’ultima scommessa dipende in sostanza il placet di Berlino alla proposta italiana.

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