Editoriali
Un embargo al petrolio di Putin
Sanzionare il greggio è possibile e farebbe molti danni alla Russia. L’Ue agisca
Martedì le autorità greche hanno sequestrato la petroliera russa Pegas applicando le sanzioni Ue che bandiscono le navi russe dai porti europei. Il blocco sta avendo effetti sulla logistica della Russia, coinvolgendo anche il settore petrolifero su cui potrebbero essere imposte ulteriori sanzioni dopo il ballottaggio francese. Rispetto al gas la dipendenza europea dal petrolio russo è limitata e pertanto si tende a sottovalutare l’impatto di un embargo, ma per il bilancio statale russo il petrolio è ben più importante. La Russia è il terzo produttore mondiale, e anche è più facile dirottare verso altri mercati le esportazioni di petrolio rispetto al gas, nel caso russo è più difficile di quel che sembra. Infatti, anche per il petrolio, seppure non al livello del gas, esiste un vincolo infrastrutturale: gli oleodotti russi sono puntati principalmente verso l’Europa, e per dirottare l’esportazione verso Cina e India serve una flotta di petroliere di gran lunga superiore a quella accessibile alla Russia, oltre a trader disposti a lavorare con Mosca nonostante il rischio di sanzioni.
Tutto questo sempre che Pechino e Delhi siano interessate a sostituirsi integralmente alla domanda europea. Attualmente la Russia è il secondo fornitore della Cina dopo l’Arabia Saudita, mentre l’India ha tra i maggiori fornitori Iraq, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Nel 2021 il petrolio russo rappresentava solo il 2 per cento dell’import indiano di greggio. Dall’invasione dell’Ucraina le raffinerie indiane hanno fatto scorta di petrolio russo, ma solo perché venduto a prezzi fortemente scontati (fino al 30 per cento). La realtà è che per la Russia non c’è una soluzione alternativa a breve termine, e Mosca non ha molto tempo. La conseguenza di lungo periodo potrebbe essere la perdita del ruolo sul mercato globale, per cadere in una condizione paragonabile a quella dell’Iran. Insomma, per l’Europa le sanzioni sul petrolio sono meno problematiche di quelle sul gas e farebbero molto male alla Russia. Aspettare ancora è solo un favore a Putin.