Editoriali
L'Spd si è svegliata su Schröder
Il partito ripudia l’ex cancelliere dopo l’intervista al New York times. Che possa essere una buona idea per spronare anche Scholz ad abbandonare l'opposizione all'embargo?
La leader della Spd in Germania, Saskia Esken, ieri ha chiesto a Gerhard Schröder di lasciare il partito, dopo che in un’intervista al New York Times l’ex cancelliere ha confermato di non avere l’intenzione di dimettersi dalla presidenza di Rosneft e Nord Stream malgrado la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Lasciare i due colossi dell’energia russi “sarebbe stato necessario per salvare la sua reputazione di ex cancelliere”, ha detto Esken alla Deutschlandradio: “Purtroppo non ha seguito questo consiglio”. A Esken è stato chiesto se Schröder debba rinunciare alla sua iscrizione alla Spd. “Dovrebbe”, è stata la risposta. Secondo Esken, “Schröder ha agito per diversi anni come uomo d’affari e dobbiamo smettere di considerarlo come un vecchio statista, un ex cancelliere. Ha guadagnato soldi con il lavoro per le imprese di stato russe e la sua difesa di Vladimir Putin dall’accusa di crimini di guerra è assolutamente assurda”.
Esken condivide la leadership della Spd con Lars Klingbeil, che domenica ha spiegato “che in questa fase della storia c’è solo una parte da difendere, la parte degli ucraini ed è tragico che Gerhard Schröder abbia scelto l’altra parte”. Anche Michelle Müntefering, esponente di spicco della Spd, ha chiesto l’espulsione dell’ex cancelliere perché non è accettabile che la sua iscrizione venga pagata con “denaro sporco”. Il fatto che la leadership della Spd abbia finalmente deciso di prendere le distanze da Schröder e dalle sue connessioni con Putin è positivo. Sarebbe ancora meglio se facesse più pressioni sul suo cancelliere, Olaf Scholz, per abbandonare l’opposizione all’embargo immediato sul petrolio dalla Russia e fornire più armi all’Ucraina. Quanto all’Unione europea, che ha la sua lista nera degli oligarchi russi, farebbe bene a pensare di allargarla agli europei a libro paga di Putin.