Editoriali
Iran e Turchia, partner obbligati sul gas
Per affrancarsi da Putin serve parlare con Ankara e Teheran, dice il Copasir
Collaborare alla distensione con Teheran. Riabilitare Erdogan. La strategia per la diversificazione energetica italiana passa anche da qui: dallo stringere accordi con chi pareva essere nostro nemico. La conferma è arrivata ieri, dalla relazione del Copasir. “L’Iran potrebbe tornare a essere un partner di primo piano – vi si legge – tenuto conto dell’ampiezza dei giacimenti di gas di cui è ricco”. E dunque “l’Italia potrebbe sfruttare le ottime relazioni commerciali con questo paese che potrebbe costituire un ulteriore sbocco alternativo per il reperimento del gas in sostituzione di quello russo”, anche alla luce della volontà espressa da Teheran “di sviluppare una propria industria del Gnl”. E del resto, come rivela una precedente bozza del documento, in un passaggio poi cassato e forse anche per questo assai eloquente, “il raggiungimento di un ruolo di primo piano della Russia in questo ambito è da collegare alla vicenda delle sanzioni all’Iran”.
E poi c’è l’altro fronte. “La Turchia, in una prospettiva temporale non distante, può divenire un grande hub per il gas nel bacino del Mediterraneo, accrescendo la propria influenza come alternativa al gas russo per molti paesi europei”, scrive il Copasir. “Erdogan quindi potrebbe utilizzare la carta energetica per influenzare i rapporti con l’Europa. Fattore questo che va tenuto in considerazione per evitare di passare dalla dipendenza dalla Russia al condizionamento della Turchia. E’ necessario pertanto condividere con Ankara una politica energetica fondata su una nuova partnership strategica non limitata all’asset energetico”. Proprio un anno fa Mario Draghi definiva Erdogan “un dittatore”. E aggiunse: “Coi dittatori bisogna essere franchi, ma cooperare”. Forse non si immaginava, allora, quanto quella necessità di cooperazione si sarebbe rivelata strategica, per gli interessi essenziali dell’Italia.