Macerie a Irpin, Ucraina (Ansa)

Editoriali

Fare pagare ai russi anche i danni

Redazione

Finanziare la ricostruzione dell’Ucraina con gli asset sequestrati alla Russia? Un modello italiano

Finanziare la ricostruzione dell’Ucraina con gli asset sequestrati alla Russia? La proposta è avanzata dalla Polonia all’Unione europea, e, benché non manchino problemi legali, Bruxelles la starebbe studiando. Il Financial Times cita come esempio quanto fatto dall’Italia con i beni tolti alla mafia e usati per fini pubblici o privati. “Il principio base – dice il viceministro degli Esteri polacco Pawel Jablonski – è che la Russia ha iniziato questa guerra, e deve pagarne i danni”. Negli uffici legali della Ue non mancano le perplessità: si tratta infatti di prevedere in un trattato di pace la clausola delle riparazioni, un costo che dopo le due guerre mondiali venne addossato principalmente alla Germania. Questo però avviene solo dopo una resa, e non pare il caso dell’attuale regime russo. Inoltre c’è il desiderio sottinteso di molti paesi occidentali di ristabilire normali relazioni con una Russia deputinizzata.

 

Ma per la linea dura si sono espressi anche parlamentari americani, repubblicani e democratici. Il costo della ricostruzione dell’Ucraina non è quantificato: Volodymyr Zelensky aveva parlato di 80 miliardi di dollari, cifra che appare inadeguata. A Bruxelles si stimano centinaia di miliardi, e con gli yacht e le ville degli oligarchi si recupera ben poco. Quanto alla confisca italiana dei beni mafiosi, è giunta alla fine di lunghi processi. In realtà il vero tesoro sta nelle riserve in valuta e oro della Banca centrale e di altre aziende russe bloccate in occidente. Ma anche in quel caso si tratta di capire con chi avremo a che fare: se con un dopo Putin o il proseguimento del regime. Il vero senso di queste discussioni sta altrove: intanto che se ne cominci a parlare, come fu tra gli alleati per la ricostruzione di Italia, Germania e Giappone ben prima della fine del secondo conflitto. E, ancora più importante, che ci sarà un nuovo futuro per l’Ucraina, un futuro occidentale e, pur se la cosa appare un po’ cinica oggi, una grande occasione non solo di rilancio ma anche di business, che potrebbe compensare largamente le ricadute delle sanzion

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