La Banca centrale russa ha tagliato il tasso d’interesse principale dal 14 all’11 per cento. Si tratta del terzo taglio da aprile dopo che a febbraio, in risposta alle sanzioni, i tassi erano stati alzati al 20 per cento per stabilizzare il rublo. C’è chi vede nel notevole rafforzamento della valuta russa un segnale di resistenza dell’economia alle sanzioni occidentali, che si riflette nel crescente avanzo commerciale. In realtà le cose non stanno affatto così. Le sanzioni occidentali stanno facendo molto male all’economia russa, che quest’anno registrerà una recessione e un’inflazione a doppia cifra, e d’altronde se così non fosse non si spiegherebbe perché una delle prime richieste di Vladimir Putin nella chiamata di ieri con Mario Draghi sia stata quella di rimuovere le sanzioni in cambio di un impegno a risolvere la crisi alimentare globale (provocata proprio dalla Russia).
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