Editoriali
La povertà dei giovani è un'emergenza
Se fare figli significa diventare poveri vuol dire che il paese non ha futuro
Nonostante la forte ripresa economica del 2021, la povertà non è diminuita. Secondo i dati dell’Istat ci sono 1,9 milioni di famiglie in povertà assoluta e 5,6 milioni di individui, rispettivamente il 7,5 e il 9,4 per cento, dati pressoché analoghi al 2020, cioè pressoché fermi ai massimi storici toccati dopo l’esplosione della pandemia Covid. La stabilità del dato, secondo l’Istat, è dovuta al fatto che per le fasce povere della popolazione l’aumento dei consumi derivante dalla ripresa è stato compensato dall’aumento dell’inflazione. E questo non è certo un buon segnale per il 2022, anno in cui la crescita economica sarà più bassa e l’inflazione più alta. Ma dai dati Istat emerge un’altra tendenza della povertà in Italia, ormai strutturale, a cui però si presta poca attenzione: i figli. E in particolare i minori.
L’incidenza della povertà assoluta è infatti più elevata tra le famiglie numerose e il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8 per cento delle famiglie con un solo figlio minore al 23 per cento di quelle che ne hanno da tre in su. Le famiglie con minori in povertà assoluta sono quasi 762 mila (12 per cento). Il dato sale enormemente se le famiglie con minori sono anche in affitto (28 per cento), quasi una su tre. In linea generale, la povertà decresce all’aumentare dell’età: è il 14,2 per cento fino a 17 anni (in aumento rispetto al 2020); l’11,1 per cento tra 18 e 34 anni; il 9,1 per cento tra 35 e 64 anni; scende al 5,3 per cento tra i pensionati. Da questo quadro emerge non solo che in Italia i più giovani sono più poveri, ma che l’evento che più di tutti aumenta il rischio di finire in povertà assoluta è fare figli. Che per un paese che ha la denatalità tra i principali problemi strutturali economici e demografici è un pericolosissimo circolo vizioso. Riorientare la spesa e la fiscalità a beneficio di famiglie e minori non è solo giusto, ma anche indispensabile a rendere sostenibile un welfare e un debito pubblico che dopo aver schiacciato i giovani crolleranno su se stessi.