Editoriali
Israele in crisi, di nuovo. In autunno torna al voto
Probabili elezioni a ottobre le quinte in 42 mesi. Il fattore Netanyahu, che farà di tutto per essere decisivo
Israele andrà a votare per la quinta volta in quarantadue mesi, probabilmente a ottobre, e l’ex premier Benjamin Netanyahu – sì sempre lui – si è preso il “merito”, dicendo di aver messo fine “a un anno di sofferenza per i cittadini israeliani”. La prossima settimana si voterà per la dissoluzione della Knesset e il ministro degli Esteri, Yair Lapid, diventerà il premier della transizione, al posto di Naftali Bennett, che è stato a capo del governo per l’ultimo anno (era previsto, negli accordi di governo, un passaggio di consegne della premiership tra Bennett e Lapid nel 2023 e la rotazione è stata confermata per la gestione degli affari correnti). In una dichiarazione congiunta, i due hanno annunciato che gli sforzi per stabilizzare la coalizione di governo sono falliti.
Il collasso è la prova che la crisi politica che attanaglia Israele dal 2019 è ancora “molto viva”, scrive Barak Ravid di Axios. Bennett e Lapid hanno cercato di rinnovare nelle ultime settimane la legge che regola i territori israeliani in Cisgiordania. Nir Orbach, che fa parte del partito di Bennett, la scorsa settimana aveva lasciato la coalizione perché il rinnovo della legge non era ancora stato deciso. Il premier aveva cercato di convincere Orbach, che è anche un suo stretto collaboratore, a non lasciare la coalizione, ma secondo i resoconti la trattativa è andata malissimo. Proprio un anno fa Bennett aveva giurato come premier di una coalizione inedita, la prima che includeva un partito arabo, partiti di destra, di sinistra e di centro. La promessa pareva irresistibile, ma il governo si è dimostrato fragile, poco convinto della possibilità di creare un dialogo interno e spesso ostaggio dello stesso Netanyahu, che era il motivo per cui tutti gli altri si erano uniti: per contrastarlo. Ora l’ex premier sarà di nuovo decisivo nella prossima elezione, o almeno farà di tutto per esserlo. Sarà invece con tutta probabilità Lapid ad accogliere Joe Biden il 13 luglio, in un momento così critico a causa della guerra e della necessità di sbloccare i negoziati sul nucleare iraniano