Editoriale
Il M5s e la scissione dalla realtà
La crisi tra Conte e il ministro degli Esteri Di Maio pare, più che una scissione, una lite tra ubriachi
La risposta più surreale nella polemica più incomprensibile della storia politica del paese, quella tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, l’ha data il senatore Stanislao Di Piazza, già sottosegretario del Lavoro. Al giornalista del Corriere che gli chiede come si fa a seguire la linea della Nato se si decide di non inviare armi all’Ucraina, il senatore grillino risponde che “se la Nato dice mandiamo carri armati all’Ucraina e noi non li mandiamo” allora sì che si entra in contrasto. Ma Di Piazza ha in mente una soluzione geniale: la Nato “dice aiutiamo l’Ucraina in questa fase di difesa” e noi rispondiamo “mandando pigiami o corpetti anti proiettile”. L’invio di pigiami alla richiesta di carri armati fa diventare il “mangino brioche” di Maria Antonietta una grande espressione di realismo.
Un’altra manifestazione di critica radicale alla logica aristotelica è arrivata da Michele Gubitosa, uno dei tanti vicepresidenti del M5s, che ha attaccato Di Maio accusandolo di aver fatto “circolare ad arte” una vecchia bozza di risoluzione che chiede lo stop dell’invio di armi all’Ucraina, quando invece la posizione del Movimento è un’altra: “Noi siamo per la fine della fase uno – dice il viceconte – ovvero dare armi a un paese per esercitare la sua legittima difesa”. Che è esattamente la conferma della tesi di Di Maio accusato, nella stessa frase, di dire il falso. Ulteriori contenuti al dibattito sono stati forniti dalla vice vicaria di Conte, Paola Taverna, anch’ella favorevole a una risoluzione per dire basta armi all’Ucraina, “dopodiché, saremo sempre aderenti rispetto alle decisioni che si prenderanno al Consiglio europeo”. Quindi l’idea è che la risoluzione impegna il governo, ma se poi torna da Bruxelles avendo deciso il contrario va bene lo stesso. Verosimilmente finirà con il M5s che sosterrà la linea del governo Draghi, cioè quella del ministro degli Esteri Di Maio, invocando al contempo l’espulsione di Di Maio perché non segue la linea del M5s (che è quella del governo). Più che una scissione di partito sembra una lite tra ubriachi, in pigiama.