(Foto di Ansa) 

Editoriale

Processo Bataclan: libertà contro orrore, lezione a Parigi

Redazione

Lo stile e le sentenze esemplari dell'azione giudiziaria sugli attentati del 2015 rappresentano la vittoria occidentale e dimostrano la forza degli stati di diritto nel saper dominare le minacce esterne 

Ergastolo senza sconti di pena per Salah Abdeslam, unico sopravvissuto del commando del “13 novembre”, la strage del Bataclan e gli altri attentati a Parigi nel 2015; ergastolo per Mohammed Abrini, ritenuto uno dei pianificatori; 19 condanne minori su 20 per gli altri imputati. Quasi dieci mesi di udienze nell’aula speciale della Cité, 350 avvocati per 131 vittime e 400 feriti. La registrazione in video di tutto il processo, perché rimanga agli atti della Storia. Un processo non è mai un lavacro per la violenza del passato, ma se c’è una cosa che con potenza emerge dal processo per il 13 novembre, se c’è qualcosa che si può imparare dal comportamento della giustizia e dello stato francesi, è che con la storia si possono fare, e chiudere, i conti. Stabilire una verità, per quanto processuale, che restaura anche i termini della convivenza e della cittadinanza. Nei suoi processi sul terrorismo islamico l’America ha stentato a trovare l’esattezza e la misura; in Italia staremmo ancora a parlare di doppio stato e misteri, in una lacerazione continua, materia per film e romanzi postumi. In Francia un grande scrittore, Emmanuel Carrère, ha accettato la sfida di seguire da cronista giorno per giorno il processo. Ne ha scritto per dieci mesi, indagando fatti atmosfere e volti, battaglie legali, fratture culturali che a ogni attimo riemergevano e che non basterà una sentenza esemplare per sanare. Come non basterà a disperdere nella società francese lo sgomento, l’orrore, una diffidenza di cui si trovano tracce a ogni elezione, come pietre d’inciampo. Eppure il processo di Parigi, il modo in cui si è celebrato, l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica costante ma non prevaricante, dimostrano la forza della democrazia e degli stati di diritto nel saper dominare le minacce esterne e anche i contrasti interni dilanianti. Ha detto la madre di Valeria Solesin, la ricercatrice italiana uccisa mentre ascoltava musica occidentale al Bataclan: “Mia figlia e le altre vittime del Bataclan rappresentavano la libertà dell’occidente”. La rappresentano.

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