Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e il suo omologo egiziano Sameh Shoukry (Ansa)

EDITORIALI

Lavrov va in Africa a fare la vittima

Redazione

Il ministro russo si lamenta delle sanzioni a casa di chi paga il suo ricatto sul grano

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha cominciato il suo viaggio in Africa facendo la vittima, la missione diplomatica è stata anticipata da un suo editoriale – pubblicato su quattro tra le più importanti testate del continente – che si può sintetizzare così: la crisi alimentare è tutta colpa dell’occidente russofobo che pur di penalizzare noi è disposto ad affamare il mondo. Le catene di approvvigionamento erano già in crisi dopo la pandemia e prima della guerra ma, da quando la flotta russa del Mar Nero ha bloccato i porti ucraini, nel mondo, 47 milioni di persone in più soffrono la fame – per la maggioranza  cittadini africani. Nelle stesse ore in cui Lavrov al Cairo – cioè in un paese che dipende per l’85 per cento dalle esportazioni di frumento di Mosca e Kyiv – citava l’accordo appena raggiunto per liberare milioni di tonnellate di grano ucraino, da Mosca rivendicavano il bombardamento del porto di Odessa, quello da cui dovrebbe passare la maggior parte del flusso. 

 

Il tour di Lavrov prevede anche, dopo l’Egitto, visite in Uganda, Etiopia e Repubblica del Congo. La Russia spera (in collaborazione con la Cina) di cancellare l’influenza europea e americana in Africa ed è tutto parte dello stesso piano per un “nuovo ordine globale” non più a trazione occidentale, che prevede anche le missioni militari a sostegno dei regimi in medio oriente e (negli auspici di Mosca) di ridisegnare – con la guerra in Ucraina – l’assetto della sicurezza europea. Oltre alle missioni militari (di mercenari che rispondono al Cremlino) dalla Libia al Mali, nel 2019 c’è stato il primo meeting internazionale russo-africano e dal 2011 esiste un rappresentante speciale (con poteri da ministro) che si occupa soprattutto di scambi commerciali con il continente africano – una figura voluta e creata da Putin. La sua è una politica che dà frutti e, dei 35 stati che all’inizio della guerra si sono rifiutati di condannare l’invasione all’assemblea dell’Onu, 25 erano stati africani.

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