Editoriali
Macron deve convincere Mohammad bin Salman a produrre più petrolio
Convincere i paesi produttori di petrolio dell’Opec+ rientra fra le priorità globali. In tempi di guerra contro una potenza autoritaria come la Russia, trattare con altri dittatori è tollerabile a una sola condizione: che si raggiunga l’obiettivo, altrimenti si rischia solo di perdere la faccia. I limiti del nuovo mondo
Il tappeto rosso steso da Emmanuel Macron ieri sera a Parigi per dare il benvenuto al principe ereditario saudita Mohammad bin Salman ha suscitato l’indignazione di politici e ong francesi e non solo. Sotto accusa è finita la “metamorfosi” di MbS, passato da reggente di uno stato “paria” e mandante dell’omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, a ultima àncora di salvezza per l’economia globale. A ben vedere, il copione non sembra tanto diverso da quello del passato. L’attenzione riservata dall’occidente alle violazioni sistematiche dei diritti umani da parte delle dittature mediorientali è spesso stata subordinata alle esigenze energetiche. Non è stato certo Joe Biden, con il suo contestato viaggio a Riad di metà luglio, a inaugurare “il sacrificio dei valori in nome della realpolitik”, come ha scritto il Time.
Dalla variabile della guerra in Ucraina dipendono le sorti di Europa e Stati Uniti, che rischiano di affrontare l’inverno più freddo dal Dopoguerra a oggi, e quella dei paesi africani, schiacciati dalla crisi alimentare. Convincere i paesi produttori di petrolio dell’Opec+ rientra fra le priorità globali, alla stregua della sacrosanta richiesta fatta a dittature sanguinarie di rendere conto dei loro metodi autoritari. Se il viaggio di Biden in Arabia Saudita si è rivelato un mezzo fallimento, ora tocca a Macron convincere MbS ad aumentare la produzione di petrolio e spingere verso il basso i prezzi. Il principe ereditario dice di avere già fatto tutto il possibile e gli esperti non prevedono svolte in vista della prossima riunione dell’Opec+ del 3 agosto. I rischi di una recessione e il nuovo sistema multipolare che si va affermando in medio oriente rendono l’impresa ancora più difficile, ma il gioco a somma zero non è un’opzione contemplabile. In tempi di guerra contro una potenza autoritaria come la Russia, trattare con altri dittatori è tollerabile a una sola condizione: che si raggiunga l’obiettivo, in questo caso energetico. Altrimenti si rischia solo di perdere la faccia.