Editoriali
La proposta tedesca sul Patto di stabilità accoglie alcune idee di Draghi e Macron
Berlino concede qualcosa sulla linea del rigore, ma chiede vincoli di applicazione molto rigidi, oltre alla piena indipendenza dell'European fiscal board, attribuendo all'organo consultivo della Commissione un ruolo terzo di controllo
Il governo tedesco ha pubblicato la sua proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita in cui vengono accolte alcune delle richieste di Emmanuel Macron e Mario Draghi, ma non nella direzione desiderata da chi vorrebbe moltiplicare i Recovery fund e renderli permanenti. La Germania concede qualcosa sulla linea del rigore, ma chiede vincoli di applicazione molto rigidi e la possibilità di avere più voce in capitolo, proponendo che i piani finanziari nazionali siano valutati anche dagli stati membri e non solo dalla Commissione europea come avviene ora. Si chiede inoltre di conferire piena indipendenza all’European fiscal board (un organo consultivo della Commissione), attribuendogli un ruolo terzo di controllo. Berlino riconosce che la regola che invita i paesi con un rapporto debito/pil superiore al 60 per cento – l’Italia è al 150 per cento – a ridurre qualsiasi carico di debito che oltrepassa quella soglia di un severo 5 per cento annuo impone “percorsi di aggiustamento non realistici” e, pur respingendo le proposte di Roma e Parigi di esentare le spese per il clima o per la difesa dalle regole del debito europeo, suggerisce che i paesi potrebbero superare i limiti di investimento “su una base una tantum strettamente definita”.
In cambio però si vogliono rendere vincolanti gli “obiettivi di bilancio a medio termine” specifici per paese previsti dalle regole attuali, che chiedono di limitare il deficit di bilancio allo 0,5 per cento all’anno. La Commissione deve ancora presentare la sua proposta e il Patto di stabilità e crescita è sospeso fino all’anno prossimo, ma le idee di Berlino hanno buone possibilità di essere accolte visto che non modificano il trattato e possono passare con un voto a maggioranza qualificata. Ciò vuol dire che per l’Italia la fase delle spese senza vincoli e senza risultati sta finendo, e il nuovo governo sarà chiamato immediatamente a dimostrare la propria capacità e affidabilità nel tenere sotto controllo i conti pubblici. A partire dalla nuova legge di Bilancio.