EDITORIALI
Il gruppo petrolifero francese Total rifornisce i caccia di Putin
La multinazionale francese gestisce, insieme alla russa Novatek, un giacimento da cui vengono estratti i condensati di gas che vengono utilizzati nella guerra in Ucraina. L’inchiesta del Monde
A differenza di altri paesi la Francia può vantare una certa indipendenza dal gas russo, ma nonostante un apparente vantaggio geopolitico anche a Parigi gli idrocarburi siberiani sono fonte d’imbarazzo. Il gruppo petrolifero francese TotalEnergies infatti è l’unico tra i suoi pari a continuare l’attività in Russia, giustificando la sua presenza con l’attività di esportazione di gas verso l’Europa. La cose non stanno proprio così: un’inchiesta del Monde ha scoperto che la multinazionale francese gestisce, insieme alla russa Novatek, un giacimento da cui vengono estratti i condensati di gas che, trasformati in cherosene, vengono utilizzati per rifornire i cacciabombardieri russi impegnati nella guerra in Ucraina. Attraverso le informazioni della ong Global Witness e della banca dati finanziaria Refinitiv, il Monde ha ricostruito la filiera che parte dal giacimento di gas di Termokarstovoye, in Siberia, e arriva fino alle basi aeree nel fronte occidentale a Morozovskaya e Malchevo, da cui partono le missioni di attacco dei caccia russi.
Terneftegaz, che estrae il gas dal giacimento, è posseduta al 49 per cento dalla TotalEnergies e al 51 per cento dalla Novatek, di cui l’azienda francese è azionista con una quota del 19,4 per cento. Le squadriglie coinvolte sono accusate di aver colpito i civili, con azioni efferate come il bombardamento del teatro di Mariupol del 16 marzo che ha causato la morte di circa 600 persone. Secondo Global Witness, dall’inizio della guerra fino a luglio alle due basi sono state inviate 42.700 tonnellate di carburante, abbastanza per riempire 3.400 volte il serbatoio di un Sukhoi Su-34. Total afferma che il condensato di gas di Termokarstovoye rappresenta solo il 7 per cento del volume lavorato da Novatek nella filiera in questione, e pertanto nessuno può affermare con certezza che sia stato utilizzato per produrre carburante per quei cacciabombardieri. Anche ammettendo la buona fede dell’azienda, finché Mosca rimarrà votata totalmente alla guerra, mantenendo attività in Russia si rischia di essere coinvolti.
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