editoriali
Fratelli d'Ucraina
Urso, braccio destro di Meloni, vola a Kyiv per confermare l’aiuto dell’Italia
Ieri il presidente del Copasir Adolfo Urso è andato a Kyiv per incontrare il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e partecipare a una riunione con Andriy Yermak, il capo dell’ufficio della presidenza di Volodymyr Zelensky, con cui ha discusso dell’ulteriore sostegno dell’Italia all’Ucraina. Urso è senatore di Fratelli d’Italia ed è uno degli uomini più vicini e fidati di Giorgia Meloni, la riunione con Yermak non è stata una semplice visita di cortesia ma quasi il “sopralluogo” di un possibile esponente del prossimo governo per confermare a Kyiv che Roma seguirà il percorso tracciato da Mario Draghi. Nel comunicato dell’ufficio di presidenza Yermak prende atto “del ruolo personale di Urso come presidente del Copasir” ed esprime gratitudine “per la ferma posizione del comitato a sostegno delle proposte del governo italiano riguardanti l’assistenza tecnico-militare all’Ucraina e la lotta alle minacce ibride russe”.
Quest’ultimo passaggio è significativo, il riferimento alle “minacce ibride” infatti riconosce la fermezza di Urso nel difendere, da presidente del Copasir, il governo dalle accuse di “dossieraggio” e dalle polemiche seguite al rapporto sulla disinformazione filorussa in Italia, la cui esistenza – resa nota dalle fonti del Corriere della Sera – venne interpretata come una schedatura compiuta dai servizi segreti nei confronti di cittadini e politici simpatizzanti di Vladimir Putin. La missione di Urso conferma che la Meloni è pronta a sostenere la resistenza ucraina e a non cambiare il posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale. E’ particolarmente significativo che avvenga adesso, perché stiamo per entrare in una fase economica in cui, a causa della crisi energetica, è politicamente più difficile sostenere l’Ucraina rispetto alla scorsa primavera. Giorgia Meloni, evidentemente, punta a rafforzare la credibilità dell’Italia e di un suo possibile governo, anche a costo di perdere qualche consenso. Pare il ragionamento opposto a quello che sta facendo Matteo Salvini, che però è un alleato di FdI.