Editoriali
Le opposizioni messe in crisi da Meloni
Dopo il disorso della presidente del Consiglio alla Camera, le accuse sfasate al governo mostrano la crisi d’identità delle minoranze
I discorsi delle opposizioni in risposta al discorso e alla replica di Giorgia Meloni sono stati assai diversi tra loro: Conte ha accusato Meloni di muoversi in coerenza e continuità col governo Draghi (che il M5s sosteneva e FdI no); Letta ha sostenuto l’esatto contrario, accusando Meloni di aver rotto il filo della responsabilità e della competenza inaugurato dal governo Draghi; il Terzo polo ha annunciato un’opposizione dialogante, tanto da sostenere due punti proposti dal governo, la separazione delle carriere dei magistrati e il superamento del Reddito di cittadinanza. Il tono dei discorsi delle opposizioni aveva (forse a eccezione di quelli del Terzo polo) un difetto evidente: non una replica a ciò che aveva detto Meloni, ma una replica a ciò che diceva in campagna elettorale, con un’elencazione delle leggi da fare, molte delle quali peraltro sono segnali dell’insufficiente azione politica delle minoranze di oggi quando ieri erano al governo.
Conte è arrivato ad accusare la Meloni di continuità con Draghi e di avere un indirizzo economico di “neoliberismo tecnocratico”, dimostrato dall’aver affidato il Mef a Giancarlo Giorgetti, che era il sottosegretario di Conte a Palazzo Chigi. Non è facile fare l’opposizione in queste circostanze, naturalmente, e questo spiega, se non giustifica pienamente, il tono fra l’impaurito e il rivendicativo delle posizioni esposte. Le parole della premier non sono state un granché per quel che riguarda i contenuti, in molti casi sono rimaste nel vago, ma avevano una netta impostazione politica, che consiste nella dichiarata volontà di confrontarsi con i problemi del paese, lasciando sullo sfondo o alla retorica le impostazioni ideologizzate che avevano contraddistinto la campagna elettorale. E’ un dato politico di cui bisognerà tener conto per calibrare l’opposizione. Oggi si è preferito proseguire sul registro della campagna elettorale, seppure in maniera confusa. Ma domani è un altro giorno e forse le opposizioni capiranno qual è lo spazio politico che possono occupare per avere un’influenza e rivendicare un’identità.