Un'immagine dell'Europarlamento (Wikipedia)

Editoriali

L'arresto di Tarabella, il mandato a Cozzolino: la prudenza che manca nel Qatargate

Redazione

Il metodo del procuratore Michel Claise sembra essere quello del carcere per ottenere confessioni e collaborazioni: il principio democratico della presunzione di innocenza ha lasciato il posto al tintinnar di manette

Nella giornata di venerdì, le autorità belghe hanno arrestato l’eurodeputato belga Marc Tarabella, nell’ambito del Qatargate, l’indagine legata alla presunta corruzione nel Parlamento europeo. La procura federale ha emesso anche un mandato d’arresto europeo per Andrea Cozzolino, collega italiano di Tarabella, che non era presente nella sua casa al Vomero per accertamenti medici. L’iniziativa era nell’aria da quando lo scorso 2 febbraio a Tarabella e Cozzolino era stata rimossa l’immunità europea e da quando il principale indagato, l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, aveva deciso di collaborare firmando un accordo con la procura federale di Bruxelles. A Tarabella è stata perquisita una cassetta di sicurezza. I reati ipotizzati dovrebbero essere sempre gli stessi: corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere in un tentativo di influenza del Qatar e del Marocco sul Pe.

 

Nessuno al momento sa se le ipotesi del procuratore Michel Claise reggeranno in sede di giudizio. La liberazione senza condizioni la scorsa settimana di Niccolò Figà-Talamanca, responsabile di No Peace Without Justice, dovrebbe invitare alla prudenza. La zona grigia della lobby può far apparire illegale ciò che in realtà è un’attività perfettamente legale o le normali relazioni professionali e d’amicizia. Il metodo Claise sembra essere quello del carcere per ottenere confessioni e collaborazioni. Eva Kaili, eurodeputata greca, è in carcere da più di due mesi senza poter vedere regolarmente la figlia di due anni. Eppure il principio democratico della presunzione di innocenza ha lasciato il posto al tintinnar di manette. Lo dimostrano le dichiarazioni deliranti di Matteo Salvini e dei suoi uomini a Bruxelles, Marco Zanni e Marco Campomenosi, che si dicono garantisti e festeggiano gli arresti. Un funzionario europeo ha detto al Foglio che, nonostante la liberazione di Figà-Talamanca, No Peace Without Justice “è morta”.  Malgrado sia una delle ong più efficaci e autorevoli su diritti umani e giustizia internazionale, “non riceverà più un euro”. Il giustizialismo sbrigativo non è degno della democrazia italiana come europea.