editoriali
La Norvegia lancia l'allarme nucleare nei mari del nord
I servizi norvegesi danno numeri grossi sulle perdite russe e sul ricorso alle armi tattiche
L’intelligence norvegese, nel suo report annuale pubblicato questa settimana, dice che “la parte cruciale del potenziale nucleare” della Russia “è nei sottomarini e nelle navi della Flotta nordica”, di stanza nel Mar Baltico. Durante la Guerra fredda, la flotta andava regolarmente in mare con le armi nucleari, ma questa è la prima volta, secondo i norvegesi, che la Federazione russa fa lo stesso. Le armi tattiche nucleari sono “una minaccia particolarmente seria in molteplici scenari operativi in cui i paesi dell’Alleanza atlantica potrebbero essere coinvolti”, scrivono i servizi norvegesi che però concludono: anche se Mosca sta modernizzando il suo arsenale nucleare, non ci si aspetta una modifica significativa della dottrina nucleare russa nei prossimi anni.
Ma ci sono altri elementi da considerare, che hanno più a che fare con la strategia generale della guerra di Vladimir Putin. Il capo dell’intelligence norvegese, il viceammiraglio Nils Andreas Stensønes, ha detto che “le forze di terra sulla penisola di Kola sono ridotte di un quinto rispetto al numero presente prima dell’invasione russa dell’Ucraina”. Nella prima fase della guerra, circa un anno fa, la 200esima brigata, di stanza in questo lembo di terra russo proiettato sull’Artico e inviata in Ucraina perse due battaglioni tattici: secondo alcune stime riportate dal Barents Observer, nel primo mese di guerra morirono 645 soldati. L’intelligence di Oslo stima che da questa frontiera sono partiti circa tremila uomini e “circa la metà sono morti”, e sono stati persi almeno cento mezzi militari sempre provenienti da questa regione nord-occidentale russa. Mentre i giornali norvegesi raccontano “i villaggi delle vedove”, Stensønes sottolinea che “le armi nucleari potrebbero prendere un ruolo almeno temporaneamente più prominente rispetto alla deterrenza convenzionale”