Il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso (Ansa)

Editoriali

Il decreto (non) salva Ilva

Redazione

La misura approvata dal Senato dovrebbe servire a far tornare lo stabilimento di Taranto “il più grande impianto siderurgico d’Europa”. Ma siamo ancora molto lontani dall'obiettivo: il governo paga le bollette e il Parlamento spinge verso la cassa integrazione

È stato votato al Senato il decreto Ilva, che secondo la presidente Meloni doveva servire per far tornare lo stabilimento di Taranto “il più grande impianto siderurgico d’Europa”. Siamo molto lontani dall’obiettivo, dato che il decreto, come ha detto Gelmini in aula, dichiarando l’astensione del Terzo polo, serve solo a pagare le bollette (più di 600 milioni di debiti tra Eni e Snam). Ma non si sa con quale liquidità farà ripartire l’altoforno 5, mentre il governo ha deciso di buttare un miliardo su un piano a idrogeno verde lontano dalla realtà. Il ministro Urso non è andato in Aula a presentare il decreto, limitandosi a spiegarlo via tweet. E così la maggioranza non è stata neppure in grado di difendere la linea politica del governo con la reintroduzione dello scudo penale.

 

“Un disegno banditesco che ripristina il diritto di uccidere” ha detto il M5s Turco. Per i dem sono intervenute le ex segretarie di Cgil e Cisl, Camusso e Furlan, smentendo la battaglia che stanno conducendo i loro (ex ) sindacati, hanno chiesto l’abolizione dello scudo penale e la firma di un accordo di programma. Che generalmente è lo strumento utilizzato quando gli altiforni li si vogliono chiudere, come si è visto a Genova, Piombino, e Trieste. Con migliaia di lavoratori rimasti in cassa integrazione (Cig) a vita o, tuttal’più, a fare i lavori socialmente utili. È quello che, oltre agli stabilimenti siderurgici, è accaduto a Termini Imerese dove, dopo anni di promesse di reindustrializzazione, tutti i lavoratori rimasti per anni in Cig, l’anno scorso sono stati licenziati. “Oggi abbiamo introdotto nel decreto Ilva la possibilità per i lavoratori di Termini Imerese di usufruire di una specifica indennità fino al 31 dicembre 2023. A breve le procedure per la manifestazione di interesse per rilanciare il sito produttivo. Così si fa politica industriale”. Ha detto il ministro Urso, non in aula ma con un tweet. L’esito più probabile è che a dicembre riceveranno un’altra indennità senza rioccupazione, come, a breve, anche i lavoratori di Ilva che ieri trionfalmente hanno detto di aver salvato.

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