Editoriali
L'Iran premia l'attentatore di Rushdie
Hadi Matar riceverà circa 1000 metri di terreno coltivabile. Mentre i mullah chiamano lo scrittore “un morto che cammina”
L’Iran ha donato mille metri quadrati di terreno a Hadi Matar, il il terrorista americano di origine libanese che lo scorso agosto ha accoltellato Salman Rushdie durante un evento culturale a Chautauqua, New York. Lo ha annunciato Mohammad Ismail Zarei, funzionario iraniano che si occupa della fatwa emessa nel 1989 dalla Guida Suprema dell’Iran Ruhollah Khomeini che chiede la morte dello scrittore inglese a causa del suo libro “I versetti satanici”.
“Ringraziamo sinceramente il giovane americano per la sua azione che mirava a portare a termine la storica fatwa dell’Imam Khomeini”, ha detto Zarei. “Nonostante Rushdie sia nulla più che un morto che cammina, per onorare il suo atto coraggioso, l’accoltellatore, o il suo rappresentante legale, sarà premiato con circa 1000 metri quadrati di terreno agricolo fertile e coltivabile durante una cerimonia speciale”. Gli ayatollah gettano la maschera di ipocrisia e menzogne che avevano indossato dopo l’attentato “colossale”, come lo ha definito Rushdie in una recente intervista al New Yorker e che lo ha sfigurato (ha perso un occhio). Teheran aveva negato di essere dietro al gesto di Matar. Non c’è bisogno di dare ordini. Nessuno ha ordinato di assassinare Hitoshi Igarashi, il traduttore giapponese dei “Versetti”. Nessuno ha ordinato di bruciare un hotel a Sivas, in Turchia, dove 37 ospiti vengono uccisi nei tentativi di assassinare il traduttore turco di Rushdie, Aziz Nesin (nell’incendio morirono il critico letterario Asim Bezirci e il poeta Nesimi Cimen). Nessuno ha ordinato di sparare al traduttore norvegese di Rushdie, William Nygaard.
Prima di morire, quattro mesi dopo la fatwa, Khomeini disse che “anche se Rushdie si pentisse e diventasse l’uomo più pio di tutti i tempi, è obbligo di ogni buon musulmano impiegare ogni sforzo per mandarlo all’inferno”. Matar ha ottemperato a quell’editto senza precedenti, in cui un autore veniva condannato a morte per aver scritto un libro. E ora i mullah distribuiscono medaglie al merito.