Editoriali
L'inflazione morde, la Bce risponde perseverando nella stretta
I dati di Spagna e Germania sono peggiori delle attese e spingono la Bundesbank a ribadire la necessità di alzare i tassi. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco predica cautela
Gli ultimi dati sull’inflazione di Spagna e Germania sono peggiori delle attese e rischiano di complicare il dilemma della Bce nella lotta all’aumento dei prezzi. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che oggi è intervenuto alla Scuola di finanza e management di Francoforte, le decisioni della Banca centrale europea devono continuare a essere caratterizzate da “saggezza ed equilibrio” e guidate da attente valutazioni quantitative dei dati in arrivo. Ma proprio questi dati dicono che in Germania l’inflazione a febbraio è rimasta stabile ma più alta delle aspettative, cosa che ha spinto il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, a ribadire la sua convinzione sulla necessità di continuare ad alzare i tassi.
“I dati di febbraio richiedono di essere vigili e perseverare nella nostra azione monetaria”, ha detto il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau. Questa necessità, quindi, non viene messa in discussione neanche dalle “colombe”. Il dibattito, piuttosto, si è spostato sulla velocità dei rialzi e sulla trasmissione della politica monetaria. Punto su cui insiste Visco: “Rimarrà essenziale – ha detto il governatore di Bankitalia – continuare a bilanciare il rischio di una ricalibrazione troppo graduale (fare troppo poco), il che potrebbe far radicare l’inflazione nelle aspettative e nei processi di fissazione dei salari, con quello di un eccessivo inasprimento (fare troppo), che comporterebbe significative ripercussioni sull’attività economica, sulla stabilità finanziaria e sull’andamento dei prezzi a medio termine”. Insomma, non è più in questione se agire ma come. Intanto, gli osservatori di mercato stanno rivedendo le previsioni. Goldman Sachs, per esempio, è convinta che la Bce farà un aumento di 50 punti base a maggio dopo quello della stessa entità previsto per marzo. Gli analisti, inoltre, spostano in avanti il punto di caduta della manovra sui tassi sia dal punto di vista temporale (settembre invece di giugno) sia in termini di tasso finale previsto (tra 3,7 e 4 per cento invece di 3-3,5 per cento).