Editoriali
Le armi nucleari di Putin a Minsk servono a dire: questo posto è sempre più mio
Dopo aver stipato nel paese vicino uomini, munizioni, aerei, carri armati, il presidente russo ha deciso che è arrivato il momento di fare la Bielorussia ancora un po’ più sua, utilizzandola come base per i suoi ordigni tattici
Vladimir Putin ha detto che arriveranno in Bielorussia armi tattiche nucleari, affermando che la costruzione del deposito sarà pronta per il primo luglio. Dopo aver stipato nel paese vicino uomini, munizioni, aerei, carri armati, il presidente russo ha deciso che è arrivato il momento di fare la Bielorussia ancora un po’ più sua. E’ bene ricordare che l’accordo tra Putin e il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka per la costruzione dei depositi per le armi tattiche nucleari non è estemporaneo e non è una risposta all’invio di carri armati da parte dei paesi occidentali o dell’annuncio da parte della Gran Bretagna di fornire munizioni all’uranio impoverito a Kyiv, la cui dotazione va di pari passo con quella dei carri armati Challenger.
Il progetto di trasferire in Bielorussia armi nucleari tattiche risale probabilmente a dicembre e il presidente russo lo avrebbe rivelato ora per creare una condizione di causa-effetto dal momento che sa quale influsso potrebbe avere su alcune opinioni pubbliche occidentali. Le armi tattiche nucleari che intende portare a Minsk sono parte del suo obiettivo di ampliare il fronte di una guerra che sul campo di battaglia rimane in stallo per Mosca e ha come soluzione quella della minaccia. L’effetto immediato dell’annuncio di Putin è la trasformazione della Bielorussia, che diventa ogni giorno di più parte integrante della Russia, un confine a ridosso dell’Europa che il presidente russo arma per far sentire più vulnerabili l’Ucraina e l’Europa stessa. Sono anni che il Cremlino lavora per annullare la Bielorussia, che oggi si ritrova a essere una delle sue province più militarizzate e un alleato palese nella guerra contro Kyiv. Putin sente la Bielorussia sempre più sua, dal suo territorio spaventa e minaccia, ruggisce e risponde. Kyiv è pronta a difendersi, l’Europa anche, la Bielorussia nel frattempo sta sparendo, o forse è già sparita, nei disegni del Cremlino.