editoriali
Ingovernabile Bulgaria. Un altro pareggio tra i principali partiti. Crescono ancora i pro russi
Chiamati alle urne per la quinta volta in due anni, gli elettori hanno deciso di non scegliere tra il Partito conservatore dell’ex premier, Borisov, e l’alleanza pro occidentale guidata da un altro ex primo ministro, Kiril Petkov. Si fa spazio l'idea di un governo tecnico
Chiamati alle urne per la quinta volta in due anni, gli elettori della Bulgaria hanno deciso di non scegliere tra il Partito conservatore dell’ex premier, Boyko Borisov, e l’alleanza liberale pro occidentale guidata da un altro ex primo ministro, Kiril Petkov. Il partito Gerb di Borisov e la coalizione tra Continuiamo il cambiamento e Bulgaria democratica di Petkov hanno praticamente pareggiato nelle elezioni legislative anticipate di ieri: secondo gli ultimi dati, che non sono ancora quelli ufficiali, ma il 96 per cento dei voti è stato conteggiato, il primo ha ottenuto il 26,5 per cento dei voti (con una crescita di poco più di un punto percentuale rispetto all’ultima tornata elettorale); i secondi hanno perso due punti e si assestano al 24,9 per cento dei consensi. La cooperazione tra i due blocchi appare molto difficile e questo rende improbabile un accordo per formare un governo di coalizione stabile.
Per scongiurare l’ipotesi di tornare a votare per la sesta volta, c’è la possibilità di formare un governo tecnico, che rafforzerebbe la posizione del presidente, Rumen Radev, e che potrebbe avviare quel processo di riforme necessario per approvare il budget del 2023, per ottenere i fondi europei post pandemia e per accedere alla zona euro, obiettivo già rimandato più volte e non del tutto secondario nel paese più povero dell’Ue. Entrambi questi due blocchi sono a favore del sostegno all’Ucraina, ma preoccupa molto il consenso ottenuto dal partito nazionalista pro russo Rinascita, che è anche contro la Nato e contro l’Europa, che ha aumentato i suoi voti del 4 per cento rispetto all’ultima elezione e ora si assesta al 14,4 per cento, in crescita costante dall’inizio della guerra della Russia. Nell’aprile, nel luglio e nel novembre del 2021, Rinascita aveva meno del 5 per cento: il suo leader, Kostadin Kostadinov, ha escluso di sostenere un governo guidato da Borisov o Petkov, i quali però, escludendosi a vicenda, rischiano di non riuscire a formare nessun governo.