Editoriali
L'abbaglio della Brexit spiegato ai sovranisti
Giorgia Meloni guardò con entusiasmo al Regno Unito dopo il referendum del 2016 che sancì l’uscita dall’Europa. Adesso, durante la sua visita, il primo ministro Sunak le mostra l’impraticabilità del divorzio dall’Ue
“Chiediamo le dimissioni immediate di Juncker e di tutta la Commissione europea e la nomina di una nuova Commissione che gestisca la chiusura della attuale Ue e la costituzione di una nuova Unione”, scrisse su Facebook Giorgia Meloni all’indomani della vittoria della Brexit al referendum del 2016. Le istituzioni europee “sono lontane anni luce dai problemi della gente”, diceva la leader di FdI, “ora vogliamo che in Europa torni la democrazia”, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea “è una lezione di coraggio per tutti i popoli europei e un esempio che vogliamo seguire”. La Meloni era in ottima compagnia, non soltanto in Italia: tutti i leader sovranisti d’occidente presero la decisione degli inglesi come il segnale che si poteva rovesciare l’ordine europeo.
Oggi che la Meloni incontra il premier britannico conservatore Rishi Sunak, un brexitaro della prima ora di tendenza liberale che inseguiva la Global Britain, sembra lontana anni luce non l’Europa, ma l’abbaglio della promessa di quel divorzio. Nel 2016 la Brexit era il paradigma da seguire, oggi è il paradigma da evitare, non perché l’ideologia che l’ha determinata sia morta, tutt’altro, ma perché si è rivelata impraticabile. Semplicemente: è complicata, ha raddoppiato la burocrazia che voleva abolire, non ha portato benessere, non ha portato nuovi rapporti commerciali. Sunak, in silenzio perché appunto l’ideologia brexitara non è morta, si riavvicina piano all’Ue, cercando collaborazione nella difesa, nello spazio (Horizon), persino nella circolazione delle persone, in particolare dei cittadini britannici che vorrebbero viaggiare in Europa senza tutte le frizioni burocratiche che ora incontrano. Non è che il Regno Unito stia rientrando nell’Ue, probabilmente questo non accadrà più, ma il governo Sunak ha compreso che la Brexit è stata uno spot europeista tra i più efficaci di sempre. È questo il messaggio più potente che arriva oggi da Londra, anche fino a qui da noi, che abbiamo un governo che con il divorzio dall’Ue ha flirtato parecchio.