editoriale
L'arresto discutibile di Minenna, ai domiciliari nonostante le vaghe esigenze cautelari
Non si può non manifestare perplessità di fronte ai motivi che l'hanno portato in stato di fermo. Dagli atti emerge che il gip di Forlì aveva respinto ad aprile una prima richiesta nei suoi confronti, sottolineando l’assenza del pericolo di reiterazione del reato
In data 7.7.2023, il Tribunale Distrettuale della Libertà di Bologna ha disposto la revoca della misura degli arresti domiciliari disposta nei confronti di Marcello Minenna.
Questo giornale non è sospettabile di simpatie nei confronti di Marcello Minenna, ex direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, posto agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta anticorruzione della procura di Forlì che vede al centro un appalto per la fornitura di mascherine, con il coinvolgimento dell’ex deputato della Lega, Gianluca Pini. Per anni il Foglio ha denunciato i conflitti di interesse di Minenna e la spregiudicatezza con cui in tutto questo tempo si è mosso nella politica e nei palazzi del potere. Eppure, non si può non manifestare perplessità di fronte ai motivi che hanno portato Minenna ai domiciliari. Dagli atti emerge che il gip di Forlì aveva respinto ad aprile una prima richiesta di misura cautelare nei suoi confronti, sottolineando l’assenza del pericolo di reiterazione del reato, così come quello di inquinamento probatorio o di fuga.
Il quadro sarebbe cambiato perché, evidenzia il gip, Minenna “ora ricopre un altro incarico, altrettanto rilevante e prestigioso, essendo egli divenuto assessore nella giunta della regione Calabria con una molteplicità di deleghe di assoluto rilievo, tra cui ambiente e tutela del territorio, programmazione, pianificazione e gestione del ciclo dei rifiuti e delle risorse idriche”, fino ad arrivare alla “gestione delle risorse dei soldi legati all’attuazione del Pnrr per la Regione Calabria”. Grazie a tutte queste deleghe, scrive il gip, Minenna continuerebbe a esprimere “l’autorevolezza necessaria per influire sulla condotta dei funzionari operanti all’interno dell’Agenzia delle dogane”. Per i giudici emerge ora anche il pericolo di reiterazione del reato, perché le deleghe di Minenna gli consentono “di disporre di grande potere”. Come dalla Calabria Minenna possa inquinare le prove o reiterare il reato è un mistero. Le valutazioni del gip sembrano dare l’idea che essere un amministratore pubblico rappresenti di per sé un pericolo. Non è così. Si possono fare le indagini e i processi senza necessariamente arrestare preventivamente le persone.