Editoriali
Le accuse di “Report” contro la ministra Santanchè sono gravi. Meloni ci pensi
Non serve essere moralisti, basta guardare i fatti: non è accettabile che si blindino gli occhi davanti a decine di mancati pagamenti da parte della titolare al Turismo. Lo scoop impone ora al governo di ripensare a quella casella
Questa volta non c’erano accenni a servizi deviati, strane coincidenze fotografiche, testimonianze dal valore discutibile. No, questa volta a “Report” sono state indicate e documentate a carico di Daniela Santanchè e del suo compagno dal nome asburgico/aspirazionale una serie di condotte societarie semplicemente non accettabile per un ministro in carica. Non serve essere moralisti, basta guardare i fatti. Ci sono attestazioni da cui si vede che le società prima guidate direttamente da Santanchè e poi affidate ad altre mani sono state condotte a vantaggio dei soci con trasferimenti di liquidità e a danno dei dipendenti, pagati in ritardo o non pagati, con versamenti previdenziali non pervenuti, e poi licenziati. E con fornitori trattati alla stessa stregua. Mentre i risultati economici aziendali sono sempre stati non soddisfacenti, una costante, questa, dell’attività imprenditoriale di Santanchè da diversi anni a questa parte.
Quello del ministro del Turismo è un ruolo importante, certo, e siamo anche nei giorni più impegnativi nella preparazione della stagione estiva. Ma il ministro può essere sostituito, senza che le varie strutture che gestiscono il turismo in Italia ne vengano compromesse e la stagione, con ogni probabilità, toccherà numeri da record anche senza la spinta del ministro da cui è stata promossa la campagna “Open to Meraviglia”. Dovrebbe essere la stessa maggioranza a chiedere con decisione il passo indietro di un ministro dal quale viene un indiscutibile danno per la credibilità del suo ruolo e poi dell’intero governo. In passato ci sono state dimissioni ministeriali per il mancato pagamento dei contributi a una sola lavoratrice, non è accettabile che si blindino gli occhi davanti a decine di mancati pagamenti e a modi di operare che non hanno niente a che fare con l’etica imprenditoriale e con la stessa capacità di guidare un’azienda. Ci auguriamo che Santanchè possa chiarire la sua posizione. Ma non averlo ancora fatto è un segnale negativo. E non occorre essere moralisti per capire quando un ministro non è adatto a occupare un ruolo.