Editoriali
Gli hackeraggi di Pechino mettono a rischio le relazioni con l'America
Le prove di dialogo tra Stati Uniti e Cina vanno avanti, ma ogni volta i rapporti vengono all’improvviso raffreddati da notizie che riguardano lo spionaggio
Le prove di dialogo tra America e Cina vanno avanti, ma ogni volta le relazioni vengono all’improvviso raffreddate da notizie che riguardano lo spionaggio e il gioco poco pulito da parte di Pechino. Ieri è stato annunciato un altro incontro del segretario di stato americano, Antony Blinken, con il capo della diplomazia cinese Wang Yi, a meno di un mese dal loro primo colloquio a Pechino che era stato definito “costruttivo”. I due si vedranno in Indonesia, a Giacarta, a margine del vertice Asean. Nei giorni scorsi la segretaria del Tesoro Janet Yellen ha fatto una visita a Pechino, dove a breve dovrebbe arrivare anche l’inviato speciale per il clima John Kerry. I segnali di riattivazione di alcuni canali di dialogo tra America e Cina ci sono, solo che ogni volta bisogna tenere in considerazione anche l’istinto rapace di Pechino, come nella famosa favola della rana e dello scorpione.
Proprio nei giorni scorsi la Microsoft ha ufficializzato un suo intervento di sicurezza informatica per contrastare un gruppo di hacker cinesi che stava cercando di entrare nelle caselle email di funzionari pubblici del dipartimento di stato e del dipartimento del Tesoro americani, poco prima dell’attesissimo viaggio in Cina del segretario di stato Antony Blinken. Il dipartimento del Commercio americano ha confermato l’attacco, che somiglia a un altro report pubblicato a maggio sempre da Microsoft che rivelava il tentativo di hacker cinesi di usare malware per entrare nei sistemi di comunicazione delle infrastrutture americane nel Pacifico. Pechino accusa l’America di essere “l’impero dell’hackeraggio”, eppure sembra sempre più che la Cina voglia mostrarsi capace di tutto, anche di mandare palloni-spia sui cieli americani e chiamarli palloni-meteorologici. Se c’è qualcuno che lavora contro la trasparenza e la fiducia nel dialogo, di certo non è alla Casa Bianca.