Editoriali
Non moriremo di aspartame
Fa venire il cancro!, si leggeva ieri in alcuni titoli di giornali. L’ultimo capitolo di un allarmismo alimentare poco scientifico
Se fossimo a un corso di fake news e disinformazione diffuse via internet, probabilmente inizieremmo col caso di scuola dell’aspartame. Questo composto chimico che dolcifica al posto dello zucchero è accusato da decenni di ogni nocività. Le fake news sul suo conto iniziano a circolare nei primi anni Duemila. Diversi studi fanno risalire tutto a una bufala, una lettera sulla “verità sull’aspartame” firmata dalla professoressa Nancy Markle, che non è mai esistita, ma che sosteneva che provocasse molte malattie. Come una catena di Sant’Antonio, negli anni la gente online ha attribuito all’aspartame sempre più complicate conseguenze: sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico, sindrome della guerra del Golfo, sindrome da affaticamento cronico, tumori cerebrali e diabete mellito – tutte notizie smentite da studi e istituti di ricerca ufficiali.
“E’ ufficiale: l’aspartame è potenzialmente cancerogeno”, si leggeva ieri in alcuni titoli di giornali. In realtà, la questione è molto meno allarmante. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa capo all’Organizzazione mondiale per la sanità, in base a studi già pubblicati ha inserito l’aspartame nella categoria 2b, quella dei “potenzialmente cancerogeni”, ovvero delle sostanze per cui ci sono alcuni dati che fanno sospettare cancerogenicità, ma non è sicuro. Prima c’è la categoria 2a, dei “probabilmente cancerogeni”, ad esempio le carni rosse, per cui i dati sono più robusti. Infine c’è la categoria 1, quella delle sostanze di cui sono certi e noti gli effetti cancerogeni (come le carni lavorate e l’alcol). Vuol dire che tutto dipende dalle quantità e comunque per l’aspartame non c’è certezza scientifica in merito. Ciò non toglie che da oggi, come per molti altri elementi industriali – si è già visto con l’olio di palma e perfino con lo zucchero, il rivale dell’aspartame –, sarà più facile trovare prodotti etichettati con “senza aspartame” per rincorrere l’allarmismo di questi giorni piuttosto che ignorarlo. E’ così che il terrorismo alimentare, e ben poco scientifico, vince.