editoriali
Tassisti contro Salvini. Dopo il decreto promettono lo sciopero
Il tentativo (morbido) del Mit di dare una linea a comuni e regioni
Tassisti contro Matteo Salvini. Qualche anno fa sarebbe stato difficile immaginare uno scenario del genere, con il leader della Lega disposto a mettersi contro la corporazione dei taxi. Oggi invece i sindacati agitano lo sciopero contro il decreto voluto dal vicepremier e approvato in Consiglio dei ministri. Dalla Cgil alla Ugl il fronte si è unito promettendo sciopero e mobilitazione generale, con il rischio di bloccare le città in piena estate. E questo nonostante il governo si sia limitato a fornire una cornice legislativa che mette la palla in mano ai comuni, senza riformare direttamente il meccanismo che regola quello che è di fatto un servizio pubblico locale.
Il decreto vuole aumentare fino al 20 per cento le licenze per i taxi e saranno i sindaci a rilasciare a titolo gratuito o oneroso le licenze aggiuntive temporanee della durata massima di dodici mesi, ma prorogabili sino a ventiquattro mesi a favore di chi è già titolare di una licenza. Queste nuove concessioni aggiuntive, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbero permettere agli attuali tassisti di “ammortizzare” il costo dell’apertura alla concorrenza. La stessa concorrenza che finora nessuno, compreso Mario Draghi, è riuscito a portare nel settore. Il tentativo di Salvini potrebbe rivelarsi più annacquato di quanto i sindacati lamentano, visto che dovrà passare da una ricognizione fatta a livello locale dai sindaci.
“Forse il governo non lo sa – ha notato il segretario di +Europa Riccardo Magi – ma questo è già nelle disponibilità di comuni e regioni. Lo stesso vale per l’aumento temporaneo di licenze: una misura che già esiste”. Vedremo come andrà a finire. Ma va dato atto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di aver provato a dare un indirizzo politico agli enti locali responsabili delle misure ultime.