Editoriali
L'Amazon del made in Italy è Amazon. Spiegarlo ai sovranisti
Le piccole imprese crescono anche grazie alla piattaforma americana. Ciò che dovrebbe fare lo stato per aiutare le Pmi non è improvvisarsi concorrente di Bezos, ma fare meglio ciò che gli compete: agevolare investimenti, snellire la burocrazia e abbassare la pressione fiscale
Qualche anno fa, durante lo scoppiettante governo Conte I, Luigi Di Maio lanciò l’idea di creare una “Amazon del Made in Italy”: “E’ tempo che il nostro paese si doti di un portale di e-commerce multilingua, in cui le aziende italiane possano non solo esporre, ma vendere i propri prodotti”, disse l’allora ministro dello Sviluppo economico. Erano i tempi in cui dominava il sovranismo gialloverde e in cui Casaleggio jr. era il nostro Elon Musk, massimo esperto di “futuro” e “innovazione”. Non se ne fece nulla. Qualche tempo dopo, fu Maurizio Martina, ex segretario del Pd, a lanciare l’idea, cara anche a Francesco Boccia, attuale mente economica di Schlein, di far diventare Poste la “Amazon italiana”: “Poste è un attore fondamentale e può raccogliere la sfida di un progetto nazionale, accompagnata dai principali player del commercio italiano”. Anche in quel caso non se ne fece nulla, per fortuna, visto com’è andato a finire il progetto di Dario Franceschini di fondare la “Netflix della cultura italiana”.
Ma serve davvero una piattaforma di stato per vendere il made in Italy? Il Sole 24 Ore ha pubblicato i risultati del Report 2023 sull’impatto delle piccole e medie imprese italiane che vendono su Amazon, presentato ieri: i dati dicono che nel 2022 circa 21 mila Pmi hanno utilizzato la piattaforma, in crescita costante dal 2019, e di queste oltre la metà ha esportato i propri prodotti. In totale, sono stati registrati oltre 950 milioni di euro di vendite all’estero, il 20 per cento in più rispetto all’anno precedente (principalmente in Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito). L’obiettivo, indicato da Amazon, è arrivare a 1,2 miliardi di export nel 2025. Al di là dei numeri, ciò che emerge con chiarezza è che l’Amazon del made in Italy esiste e si chiama Amazon. Ciò che dovrebbe fare lo stato per aiutare le Pmi italiane a esportare non è improvvisarsi concorrente di Jeff Bezos, ma fare meglio ciò che gli compete: agevolare gli investimenti in ricerca, far funzionare la burocrazia e abbassare la pressione fiscale.