Editoriali
L'inquietante salto di qualità della propaganda filo Pechino di Beppe Grillo
Mentre l’Italia inizia a definire la sua exit strategy dalla Via della seta, il garante del M5s pubblica un video realizzato con l’intelligenza artificiale in cui parlando in mandarino, si produce in elogi magniloquenti a favore della potenza cinese
Siccome è nel momento del bisogno che la fedeltà diventa obbligata, siccome è lì che s’impone uno zelo supplementare, ecco che Beppe Grillo, proprio nei giorni in cui l’Italia inizia a definire la sua exit strategy dalla Via della seta, intensifica la propaganda filocinese sul suo blog. Prima due post, a breve distanza l’uno dall’altro: per celebrare la competitività tecnologica del regime di Xi Jinping e per magnificarne l’efficienza ecologista. Poi, all’indomani della missione di Antonio Tajani a Pechino, il salto di qualità. Un video realizzato con l’intelligenza artificiale in cui il fondatore del M5s, parlando in mandarino, si produce in elogi magniloquenti a favore della potenza cinese, spacciando per generosità quella che è la sostanza della pervasività economica del Dragone: il tutto per ribadire le supposte virtù della Via della seta (“Dobbiamo guardare con interesse e cercare di capire come la Cina si avvicina agli ‘altri’”).
Ora, che il blog di Grillo si faccia strumento di propaganda cinese, non è una novità. Che il comico genovese approfitti delle coincidenze diplomaticamente più delicate per rinnovare la sua dichiarata fedeltà a Pechino, neppure. L’ultima volta fu nel giugno 2021, quando pensò bene di omaggiare l’ambasciatore cinese a Roma mentre Mario Draghi era impegnato nel G7 in Cornovaglia. Quello che colpisce, semmai, è il modo, la sollecitudine che sa ancor più di devozione proprio ora che dalle prese di posizione di Grillo non dipende in alcun modo l’orientamento del governo. E dunque ecco, Beppe il replicante, virtuale e artefatto nel video di deferenza a Pechino. E forse ci vorrebbe davvero l’intelligenza artificiale per spiegare la distanza di questo Grillo da quello che, dieci anni fa, criticava aspramente l’autoritarismo cinese ed esaltava il Dalai Lama. Oppure no. Forse non serve disporre di questa portentosa tecnologia per capire le ragioni della folgorazione sulla Via della seta. “Gli italiani – scriveva anni fa Grillo sul suo blog – sono un popolo fatto di persone che pagherebbero per vendersi”.