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EDITORIALI

Il dialogo tra Stati Uniti e Arabia Saudita non si è interrotto dopo il 7 ottobre

Redazione

Il regno saudita ha rassicurato l’Amministrazione Biden: l’interesse alla normalizzazione dei rapporti con Israele non è scemato, se ne riparlerà quando la guerra a Gaza sarà finito

Il regno saudita ha rassicurato l’Amministrazione Biden: l’interesse alla normalizzazione dei rapporti con Israele non è scemato, se ne riparlerà quando la guerra a Gaza sarà finito. Lo ha detto il capo delle comunicazioni del Consiglio per la sicurezza americano, John Kirby, dopo che c’è stato un primo incontro istituzionale tra il ministro della Difesa saudita, Khalid bin Salman, noto come Kbs, è il fratello del principe regnante Mohammed bin Salman, e il consigliere per la Sicurezza Jake Sullivan.

L’Arabia Saudita non ha condannato Hamas per l’attacco terroristico del 7 ottobre contro Israele e anzi è stata molto critica nei confronti delle operazioni militari israeliane: Kbs ha ribadito nel suo colloquio con Sullivan che è necessario un cessate il fuoco immediato a Gaza, oltre che garanzie per i civili e per gli aiuti umanitari. Quel che Kirby ha sottolineato però è che il 7 ottobre non ha vanificato tutto il processo che era stato aperto per avvicinare Riad agli accordi di Abramo e quindi alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Una decina di giorni fa era andata una delegazione bipartisan del Congresso americano in visita a Riad proprio per verificare se il dialogo fosse del tutto interrotto ed era rientrata vagamente ottimista. Il presidente Joe Biden ha avuto una conversazione diretta con Mohammed bin Salman dopo la quale ha detto: “l’istinto” suggerisce che l’attacco di Hamas sia stato fatto anche per seppellire l’accordo tra Washington e Riad che pure comprendeva la necessità di una soluzione di pace per i palestinesi.

Washington ha puntato molto su questo accordo e sui suoi effetti, ma oggi che il conflitto rischia di allargarsi – più va avanti la guerra a Gaza più il rischio aumenta – è quantomai necessario che le leve di pressione esistenti sui differenti paesi della regione funzionino nel modo più efficace possibile. Per questo il dialogo con Riad, ancor più dopo che la milizia filoiraniana yemenita è entrata in guerra ufficialmente, ha un peso importante.

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