Editoriali
Oggi neanche Teheran dà retta a Hamas
L’Iran evita l'allagamento del conflitto e fa il contrario di ciò che gli chiede la sua creatura palestinese (di nuovo)
Oggi a Teheran c’è più pragmatismo su Hamas di quanto se ne veda in alcune piazze occidentali. La distruzione di Israele è un sogno comune di un’alleanza politica che si è autoproclamata “Asse della resistenza”, ma l’Iran e Hezbollah hanno molto più da perdere di Hamas e si stanno astenendo dal muovere passi troppo pericolosi in soccorso dei terroristi a Gaza. Ieri il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha detto: “Negli ultimi quaranta giorni Iran e Stati Uniti si sono scambiati vari messaggi. Ci siamo parlati attraverso l’ambasciata svizzera a Teheran (come è prassi in questi casi) e abbiamo messo in chiaro che non desideriamo un allargamento del conflitto”, che invece è ciò che desidera Hamas. I leader a Gaza e quelli in esilio all’estero hanno chiesto ai propri partner di entrare in guerra la prima volta la mattina del 7 ottobre, mentre il massacro di civili nel sud di Israele era ancora in corso. Fin da subito la maggioranza degli analisti che si occupano di Iran concordavano su un punto: anche questa volta, come ormai da almeno un decennio, Teheran non prende neppure in considerazione di fare la guerra “in prima persona”, ma muove le sue milizie per destabilizzare. Che Teheran non avesse intenzione di morire per Hamas era già in conto, quello che non era scontato è che gli ayatollah e i loro ministri lo avrebbero messo in chiaro anche pubblicamente. Hamas si aspettava che almeno a parole gli iraniani avrebbero minacciato i nemici, non che avrebbero mescolato continuamente le minacce e le rassicurazioni con il risultato di far apparire i terroristi di Gaza più isolati e deboli. Anche la guida suprema Ali Khamenei ha ribadito due volte – l’ultima lo scorso fine settimana parlando con il fondatore di Hamas, Ismail Haniyeh – che l’Iran non conosceva in anticipo il piano dell’attaco e dunque ora i terroristi palestinesi non possono aspettarsi l’intervento della Repubblica islamica in loro difesa, e devono smettere di chiederlo.