editoriali
I legami estremisti di Mélenchon con il Fronte per la liberazione della Palestina
Sotto accusa i contatti degli Insoumis con considerato il gruppo militante, considerata un’organizzazione terroristica dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, e che secondo Israele avrebbe partecipato all’attacco dello scorso 7 ottobre
Per chi avesse ancora dei dubbi sui rapporti sulfurei tra la France insoumise, il partito della sinistra radicale francese guidato da Jean-Luc Mélenchon, e gli estremisti palestinesi, lunedì è arrivata un’ulteriore conferma. Dopo essersi rifiutati di qualificare in maniera esplicita Hamas come un “gruppo terroristico”, gli Insoumis sono ora accusati dalla diplomazia israeliana di avere dei legami con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), considerato un’organizzazione terroristica dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, e che secondo Israele avrebbe partecipato all’attacco dello scorso 7 ottobre e terrebbe in ostaggio la famiglia Bibas, i genitori, Shiri e Jordan, e i loro due figli, Ariel (4 anni) e Kfir (10 mesi).
“Non conosciamo il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, non abbiamo mai lavorato con loro”, si è difeso il coordinatore nazionale di Lfi, Manuel Bompard. Ma dimentica, o meglio fa finta di dimenticare, che il 9 novembre la deputata mélenchonista Ersilia Soudais aveva invitato la militante del Fplp Mariam Abu Daqqa alla proiezione del documentario “Yallah Gaza” proprio all’interno dell’Assemblea nazionale francese. La sua venuta era stata proibita dalla presidente della Camera bassa, Yaël Braun-Pivet, che non voleva “offrire una tribuna all’odio e alla violenza” nel cuore della democrazia francese, e Abu Daqqa è stata poi espulsa verso l’Egitto. Ma ciò non cancella i legami di amicizia e la prossimità ideologica tra la gauche radicale francese e gli estremisti palestinesi, come messo in rilievo dalla diplomazia israeliana. Il coordinatore nazionale di Lfi, ha ricordato il Parisien, ha partecipato inoltre a una conferenza a Marsiglia accanto a Salah Hamouri, avvocato franco-palestinese incarcerato in Israele tra il 2005 e il 2011 per “complicità” con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina. “Si cerca di inventare degli pseudo-legami”, ha reagito Manuel Bompard. Purtroppo, però, non c’è nulla di inventato.