editoriali
Qualcuno aiuti Adolfo Urso
Dire di aver sconfitto caro carburanti e inflazione mette in ridicolo il governo. Chiunque tenga alla reputazione del governo dica al ministro delle Imprese di smetterla
Qualcuno dovrebbe fermarlo. Se non la presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia, un consigliere politico o quantomeno un amico. Perché le dichiarazioni di Adolfo Urso mettono in ridicolo un governo che, con fatica, sull’economia cerca di mostrarsi serio e credibile. Il ministro delle Imprese, ormai quotidianamente, afferma di aver risolto le due principali crisi economiche dell’occidente degli ultimi due anni: l’aumento del costo dell’energia e l’inflazione. Non c’entrano l’Opec e la Bce, è Urso ad aver risolto il problema con la strategia Cartello & Carrello. Grazie al “tabellone sul prezzo medio dei carburanti” imposto ai distributori dal governo, dice Urso, c’è stata “una costante riduzione del prezzo di gasolio e benzina”.
Risultato analogo grazie al cosiddetto “carrello tricolore”: “A due mesi dall’avvio del trimestre anti-inflazione possiamo dirci soddisfatti dei risultati raggiunti. Ha contribuito a contenere i prezzi per i beni di prima necessità”. Nel caso dei carburanti, è evidente dal confronto con i prezzi degli altri paesi (come ha fatto Pagella politica), che i prezzi italiani seguono la dinamica del mercato internazionale. Non si capisce quale impatto avrebbe avuto questo cartello. Quanto al carrello, la questione è uguale. Urso sostiene che negli ultimi due mesi l’inflazione del “carrello della spesa” si è ridotta di due punti. È vero. Ma il calo, molto più forte, parte da molti mesi prima dell’introduzione del suo “trimestre anti-inflazione”. Come nel resto d’Europa. È poi surreale la tesi del ministro delle Imprese secondo cui “non è necessario prorogare questa misura straordinaria” perché “ha raggiunto l’obiettivo”. Più efficace del rialzo dei tassi della Bce, che va avanti da oltre un anno. Quasi che un altro trimestre “carrello tricolore” di Urso rischi di far piombare l’Italia in deflazione. Qualcuno che tiene alla reputazione del governo gli dica di smetterla.