Editoriali
L'ennesimo incendio alla Malagrotta e la cattiva procura
Complottismi infondati e tante inchieste aperte solo per scoprire che c'è malagestione generalizzata e dilagante. Indovinate di chi
Appena si parla di Malagrotta, la grande discarica dove per decenni sono stati conferiti i rifiuti romani, tutti i luoghi comuni e il complottismo dei dietrologi si scatenano. Figuriamoci quando per la seconda volta a distanza di solo 18 mesi un incendio manda a fuoco un impianto di selezione dei rifiuti tal quali là portati da Ama. Mettendo in crisi un’altra volta il sistema di smaltimento della Capitale, costretta a cercare come sempre soluzioni di emergenza. È stata la mafia, la camorra, i trafficanti abusivi e via immaginando tutte quelle cose che “non succedono a caso” e “chissà chi c’è dietro”. Purtroppo è invece molto probabile che la verità sia molto più banale e per questo persino più inquietante. I casi di autocombustione dove giacciono grosse quantità di rifiuti organici non sono affatto rari. Se non movimentati adeguatamente è facile che si formino sacche di gas da fermentazione e basta poco perché vadano a fuoco. Il rimedio è costituito dalla sorveglianza continua. Alcuni impianti sono persino dotati di termocamera in grado di monitorare la temperatura e lanciare l’allarme. Ma sembrerebbe che a quell’ora della vigilia di Natale non ci fosse nessuno.
Un fatto gravissimo che, se accertato, dovrebbe avere conseguente pesanti per chi ne porta la responsabilità. E qui viene la parte sconcertante. Perché Malagrotta è affidata da quasi 6 anni a un amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale di Roma su richiesta della procura, già responsabile dell’impianto nel caso del primo incendio. La proprietà della discarica è stata sottratta ai suoi azionisti, fra cui l’ormai famoso Manlio Cerroni, con vari provvedimenti fra cui un’interdittiva antimafia, basata sul nulla e le cui ragioni in 10 anni non sono mai state dimostrate. Per il momento per Cerroni c’è solo un’assoluzione. Così a Malagrotta regna per conto del Tribunale un commercialista che ha fatto piazza pulita dei tecnici, e i risultati si vedono. Ma dopo quasi due anni dal primo incendio la storia si è ripetuta. E la procura? Apre un’altra inchiesta.
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