Editoriali
Abolire l'abuso d'ufficio. Il capo dell'Anm Santalucia rifletta sulle accuse ingiuste
Il capo del sindacato dei magistrati si scaglia contro ogni possibile riforma della giustizia in senso garantista. Ma sarebbe più consono al suo ruolo che si occupasse delle “angherie” che ogni giorno i cittadini subiscono nei tribunali
E’ ormai diventato un format, tendente al grottesco come tutti i format ripetitivi e sloganistici: ogni volta che all’orizzonte si profila una possibile riforma in senso garantista della giustizia (cioè utile ai cittadini angariati da svarioni della magistratura) arriva l’intervista su Repubblica di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm dalla tonitruante postura barbacettiana. E la spara a palle incatenate. Abolizione dell’abuso d’ufficio? “Non sono secondari i diritti dei privati cittadini rispetto alle possibili angherie dei pubblici poteri”, tuona Santalucia. Forse sarebbe meglio, e più consono al ruolo, che il capo del sindacato dei magistrati si occupasse delle innumerevoli “angherie” che ogni giorno i cittadini subiscono nei tribunali. E fra queste, inutili e arbitrarie, una che colpisce frequentemente i pubblici amministratori è proprio l’abuso di ufficio. L’articolo 323 del codice penale è così vago e disponibile a interpretazioni arbitrarie da avere “sempre dimostrato una inutilità fisiologica e una pericolosità patologica”, ha detto al Foglio Luigi Stortoni, professore emerito di Diritto penale a Bologna, “per questo sarebbe un’ottima soluzione depenalizzare il reato, sostituendolo con un illecito punito sul piano amministrativo”.
Ma oltre ai molti pareri giuridici, sono i fatti a smentire Santalucia: le indagini per abuso d’ufficio si concludono nel 90 dei casi con assoluzioni, ma in quel 90 per cento di innocenti finiti alla sbarra sono molti quelli che, oltre alla vita rovinata, si sono trovati con carriere distrutte. Sono finiti nel frullatore del reato omnibus governatori come Mario Oliverio e Attilio Fontana, sindaci come Chiara Appendino. Sempre assolti. Ma per Santalucia “l’abuso di potere sia un tassello di altre più gravi fattispecie di reato… corruzione, concussione o peculato”. Basterebbe procedere per quei reati, no? Già qui l’elenco degli innocenti angariati sarebbe lungo. Il capo dell’Anm farebbe bene a rifletterci e a fare magari mea culpa. Anziché intonare il format stonato dei “sua culpa”.