editoriali
Un'ambasciata in meno a Taiwan. Nauru ha scelto di stare con la Cina
Il piccolo stato dell'Oceania non sarà più tra la dozzina di paesi nel mondo che riconosce formalmente Taipei, dove intanto è arrivata una delegazione americana: i canali “informali” funzionano benissimo
La prima risposta indiretta della Cina alle elezioni presidenziali di Taiwan che si sono svolte sabato scorso arriva da un piccolo stato dell’Oceania, un isolotto di ventuno chilometri quadrati abitato da poco più di dodicimila persone. La Repubblica di Nauru ha ufficializzato oggi la sua decisione: non sarà più tra la dozzina di paesi nel mondo che riconosce formalmente la Repubblica di Cina, cioè Taiwan, ma stabilirà le relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare cinese. Il tempismo della notizia non è casuale, ed è un successo diplomatico per Pechino, dopo quello di meno di un anno fa, quando l’Honduras prese la stessa decisione di Nauru. Ed è una sconfitta per la coalizione occidentale: Nauru è stata per decenni dipendente dagli aiuti economici dell’Australia, che diede finanziamenti all’isola in cambio di poter istallare lì i suoi centri di detenzione per immigrati illegali.
La Cina corteggia i paesi che hanno ancora relazioni diplomatiche con Taiwan (ormai sono solo 12) promettendo floridi scambi commerciali e progetti di sviluppo in cambio di una “fedeltà” diplomatica. Ma la presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, e il presidente eletto William Lai hanno già più volte lasciato intendere che perdere questi alleati formali, uno ad uno, sotto pressioni della Cina, non è più un problema. Taiwan è comunque riconosciuta a livello internazionale, anche se in modo informale, e i rapporti commerciali strategici di Taipei col resto del mondo lo dimostrano. Oggi nella capitale taiwanese è arrivata la delegazione americana annunciata dalla Casa Bianca già prima del voto. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Bush, Stephen Hadley, e l’ex vicesegretario di stato di Obama James Steinberg hanno incontrato la presidente Tsai e l’eletto Lai, e Hadley ha detto che “l’impegno americano nei confronti di Taiwan è solido, di principio e bipartisan”. Taiwan è stretta nella morsa diplomatica di Pechino, che continuerà a lungo, anche dopo il voto di sabato. Promuovere le relazioni informali con Taipei è quindi un atto politico più significativo che mai.
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