Editoriali
Per Salvini le elezioni fanno bene pure a chi perde. Non si è accorto di Trump
Commentando il voto in Russia, il leader della Lega ha detto: "Quando un popolo vota ha sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando perde". Una dichiarazione bizzarra per almeno tre motivi, che finisce per legittimare Putin
Commentando l’esito delle votazioni in Russia e augurandosi che il 2024 sia “l’anno della pace”, Matteo Salvini, ministro e vicepresidente del Consiglio, ha detto: “In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde”. Questa dichiarazione è bizzarra per almeno tre motivi.
Il primo è che al voto in Russia, Vladimir Putin poteva solo vincere: non c’è una storia di perdenti, perché non ci sono nemmeno le elezioni e perché i cosiddetti candidati rivali erano tre uomini che hanno votato tutte le leggi putiniane, che dicono che il presidente russo è il migliore e che hanno reso illegale ogni forma di dissenso nei confronti del presidente. Il secondo è che, nel mondo illiberale in cui sguazza Salvini, se perdi le elezioni pensi che le elezioni andrebbero abolite, altro che “fanno bene”, ed è sempre colpa di qualcun altro se hai perso, o di qualche complotto. E questo ci porta alla terza ragione: uno degli idoli del mondo salviniano è Donald Trump, cioè un presidente degli Stati Uniti che ha perso le elezioni ma dice di averle vinte e non lo dice per qualche giorno dopo lo choc della sconfitta, no, lo ripete al punto da aizzare una folla di assalitori che invade il Congresso degli Stati Uniti; lo ripete al punto da finire in tribunale per aver minacciato chi doveva certificare la sua sconfitta, lo ripete ancora oggi, dopo quattro anni, a ogni comizio, a ogni intervista, annunciando la sua vendetta per l’imbroglio subìto. E con tutta probabilità, se Trump dovesse perdere a novembre, continuerà a ripeterlo, boicottando il sistema americano come ha fatto finora.
Salvini legittima un voto che non è un voto, alludendo a un’alternanza che in Russia non è nemmeno ipotizzata e felicitandosi di fatto con il vincitore rivolge un pensiero anche alla “pace”, che come la intende lui sarebbe un’altra vittoria di Putin, in Ucraina e contro l’occidente.