Sinwar (LaPresse)

Editoriali

“Centomila morti valgono la pena”. Il capo di Hamas giustificava gli scudi umani in guerra

Redazione

L’intervista a Yuval Bitton, a lungo capo dell’intelligence israeliana nelle carceri, è un tuffo nell’apocalisse allucinata dei terroristi che voglio annientare Israele

"I denti dei detenuti di Fatah sono in cattive condizioni, mentre i prigionieri di Hamas mantengono igiene e purezza. Il loro è uno stile di vita religioso. Ascetico. Seguono una rigida disciplina, pregano cinque volte al giorno, non toccano dolci, non fumano. Un prigioniero di Hamas, anche di 50 anni, è privo di qualsiasi segno di malattia”. L’intervista a Yuval Bitton, a lungo capo dell’intelligence israeliana nelle carceri, è un tuffo nell’apocalisse allucinata di Hamas. Si sono posti obiettivi islamici, dice Bitton: “Annientare lo stato di Israele, liberare le sacre terre musulmane. La pensano diversamente da noi”. L’occidente sembra incapace di penetrare questa mentalità. Bitton confessa un dialogo avuto nel 2011 con il capo di Hamas. “Ho detto a Sinwar: ‘Dimmi, vale la pena che 10 mila persone innocenti muoiano per liberare cento prigionieri?’. La risposta è stata: ‘Ne vale la pena anche se fossero 100 mila’. La loro nozione del tempo è diversa e diverso è il prezzo in sangue che sono pronti a pagare per raggiungere il loro obiettivo. E’ una guerra nel nome di Dio”.

Sinwar è disposto a morire? “Decisamente” conclude Bitton. “Questa è la differenza tra lui e i leader di Hamas che vivono una vita decadente in Turchia o Qatar. Hanno dimenticato la loro gente. Sinwar non è così. E’ un asceta. Oggi si sente Saladino, perché è riuscito a fare quello che nessun leader arabo prima di lui aveva fatto. Crede di essere entrato negli annali della storia. E davvero non gli importa se 200 mila persone vengono uccise e non una sola casa rimane in piedi a Gaza. La cosa principale è l’obiettivo, l’idea più grande”. Nasce qui il cinismo dei capi di Hamas nella loro spietata guerra con gli scudi umani, la popolazione di Gaza usata come ostaggio e deterrenza contro le azioni militari di Israele. E’ una guerra tragica che nessuna democrazia ha mai combattuto prima. Un pezzo importante di occidente non lo ha ancora capito.

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