Editoriali
Biden, gli studenti e Gaza
La guerra in medioriente è in coda agli interessi. I sondaggi sulle preoccupazioni dei giovani e i rischi dell’esagerazione
Gli studenti che protestano contro Israele nei campus americani sono su tutte le prime pagine ma rappresentano soltanto una piccola parte degli studenti del paese, che sembrano avere ben altre preoccupazioni. Ieri il sito Axios ha condiviso un sondaggio fatto da Generation Lab tra il 3 e il 6 maggio su 1.250 studenti che mostra che la priorità è la riforma della sanità, seguita da fondi e accesso all’istruzione, dalla giustizia razziale e i diritti civili, dal cambiamento climatico, dal controllo delle armi, dalle politiche di immigrazione, dalla sicurezza nazionale. Al nono posto, cioè l’ultimo visto che erano state date nove scelte, compare il conflitto in medio oriente. Soltanto una piccola parte degli studenti intervistati (8 per cento) ha partecipato alle proteste, il 34 per cento accusa Hamas della situazione a Gaza e il 12 per cento accusa Joe Biden. La gran parte degli intervistati è a favore delle proteste, ma per il 67 per cento l’occupazione protratta dei campus è inaccettabile, così come il 58 per cento dice che è inaccettabile non ubbidire agli ordini di sgombero. Il 58 per cento di chi è a favore delle proteste dice che non farebbe amicizia con chi marcia a favore di Israele.
Ieri anche il New York Times ha pubblicato un articolo in cui citava studi fatti prima del picco delle proteste che mostrava più o meno la stessa cosa: le priorità sono altre. Questo non vuol dire che si sta esagerando la frattura esistente nel mondo liberal sulla questione mediorientale che ha creato un disamore palpabile nei confronti di Biden: se negli stati in bilico chi critica il presidente su Israele non va a votare, è un problema per la rielezione. Semmai si sta esagerando il peso specifico degli studenti universitari rispetto ai giovani americani – che per la maggior parte non frequentano l’università – mettendo così in circolo slogan osceni ripetuti senza saperne il significato (ma restano osceni) e lasciando campo aperto a chi vuole amplificare le divisioni nella società americana, come fa la propaganda di Russia, Cina e Iran.