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Editoriali

Landini ricorda D'Antona ma stravolge il suo pensiero

Redazione

Nel commemorare il giusvalorista colpito 25 anni fa dalla Nuove brigate rosse, il leader della Cgil esprime un cordoglio sincero ma anche una memoria selettiva delle caratteristiche dell’impegno e dell’orientamento culturale di D'Antona

L’anniversario dell’uccisione di Massimo D’Antona, colpito 25 anni fa da un commando delle Nuove brigate rosse, viene ricordato da iniziative del governo, di cui è stato membro come sottosegretario nel governo Dini e come consulente per la Funzione pubblica con Franco Bassanini e infine con Antonio Bassolino al Lavoro. Viene commemorato anche dalla Cgil, con la quale collaborò, soprattutto durante la segreteria di Sergio Cofferati e al suo ricordo Maurizio Landini ha dedicato un’intervista a Repubblica in cui ha espresso un cordoglio  sincero, ma anche una memoria  selettiva delle caratteristiche dell’impegno e dell’orientamento culturale di D’Antona.

Secondo Landini, “D’Antona fu tra quanti  si posero il tema di estendere diritti e tutele a tutte le persone e le forme di lavoro” il che è vero e persino ovvio: in realtà è difficile trovare un giuslavorista che non si sia cimentato con questo tema. Il punto è in che modo si può ottenere questo risultato, e qui la distanza tra il riformismo e l’idea di flessibilità di D’Antona e le rigidità di Landini non coincidono  come vorrebbe far credere il segretario della Cgil. Il caso più clamoroso fu il suo parere, accolto da Bassolino, di escludere dalle tutele dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori i nuovo assunti per un certo periodo di tempo. Fu proprio la Fiom allora diretta da Claudio Sabattini, di cui Landini è erede, a contrastare questa ipotesi in modo assai vivace, il che indusse Bassolino, un mese dopo l’assassinio di D’Antona a rinunciare alla funzione ministeriale per tornare a Napoli. Nella sua intervista Landini ha ricordato altri giuristi del lavoro, come Tarantelli e  Ruffilli, vittime del terrorismo, le cui posizioni  erano  distanti da quelle della Fiom, e quindi di Landini, di allora. E’ apprezzabile il cordoglio per intellettuali che hanno pagato con la vita il loro impegno, anche quando questo seguiva linee diverse da quelle di Landini. Avrebbe fatto meglio ad applicare anche a D’Antona lo stesso lodevole atteggiamento, senza stiracchiare la memoria delle sue scelte politiche e culturali.

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