Editoriali
L'urbanistica, le fondazioni e altri “ircocervi”. Quando la legge è un'ipotesi
L’incertezza della norma, o almeno la sua interpretazione su cui la magistratura a volte esagera in legittimità, genera mostri. Due casi milanesi aiutano a capire un problema serio e generale
L’incertezza della norma, o almeno la sua interpretazione su cui la magistratura a volte esagera in legittimità, genera mostri. O almeno evidenti pasticci. Due casi milanesi aiutano a capire un problema serio e generale. Il sindaco Beppe Sala, esasperato dalle inchieste sulle autorizzazioni urbanistiche, ha comunicato che uno dei più importanti progetti del suo secondo mandato, la riqualificazione di piazzale Loreto (nonostante sia benedetto da un pubblico concorso) è al momento “sospeso”. Almeno finché una sentenza, o meglio ancora il governo o il Parlamento, non faranno chiarezza sulle leggi da applicare. Una legge infatti c’è, magari è da modificare, ma se viene interpretata al contrario è un guaio. Qualcosa di simile è avvenuto a Genova, dove l’appalto per la costruzione della grande diga foranea è stato giudicato irregolare, per via di una applicazione giudicata illegittima di una norma esistente. Se ne discuterà a lungo in tribunale.
L’altro esempio milanese riguarda l’inchiesta aperta per un caso di corruzione che ha lambito la Fondazione Milano Cortina. Luigi Ferrarella sul Corriere ha segnalato “un rebus” gustoso ma significativo a proposito degli “strani ircocervi che sono le Fondazioni”. Quella per le Olimpiadi è ente di diritto privato senza scopo di lucro (vero, non vero? Qui è il problema). Quindi non ci possono essere elementi di pubblico servizio e la corruzione “non è configurabile”. Al contrario i pm sostengono la natura pubblicistica della Fondazione, con motivi peraltro validi. Chi stabilisce la norma, e di conseguenza i margini di un’inchiesta penale? Ferrarella segnala una “curiosa coincidenza”. Un’inchiesta analoga finita con giudizio martedì, su “tangenti”, diciamo, a Fiera Milano spa. In un processo l’accusato aveva patteggiato trenta mesi per corruzione in base al giudizio che Fiera Milano spa fosse pubblica. Ma ora per i suoi “coindagati” il giudice ha giudicato privata Fiera spa, e ha inflitto una condanna per “tangenti tra privati”. Più che rebus, l’assurdo.
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