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Editoriali

Gli ucraini contro TikTok

Redazione

L’app ci spia e veicola propaganda pro Russia, dice una petizione presentata al governo, chiedendo alla leadership ucraina di bloccare il social network di proprietà cinese

Sul sito del governo ucraino è apparsa una settimana fa una petizione che ha già oltre undicimila firme. Chiede alla leadership ucraina di bloccare il social network di proprietà cinese TikTok, perché “la Cina collabora apertamente e fornisce assistenza alla Russia nella guerra contro l’Ucraina” e questo significa che non solo l’app può essere un raccoglitore d’informazioni personali “che possono essere usate per scopi d’intelligence”, ma anche perché può essere un veicolo di una narrazione distorta e di propaganda anti Ucraina.

Per essere prese in considerazione dai legislatori ucraini, le petizioni devono ricevere un totale di 25 mila firme entro tre mesi dalla pubblicazione, e sebbene non sia attualmente in discussione, nel paese, un eventuale ban di TikTok sul modello di quello americano, il governo di Kyiv sta in realtà già  lavorando a una legge “sulla regolamentazione della disinformazione e della propaganda nei media e nei social network” che dovrebbe monitorare l’operato di Telegram, TikTok e YouTube. Nel testo della petizione contro il social cinese si sottolinea il fatto che l’app è estremamente popolare in Ucraina, sia tra i cittadini comuni sia tra politici, funzionari pubblici e personale militare, e menziona anche le reti di disinformazione pro Russia già individuate in passato dal Consiglio per la sicurezza e la difesa ucraino.

Che arrivi a essere valutata dal governo di Kyiv oppure no, la petizione e il sostegno popolare ottenuto dicono molto dell’immagine della Repubblica popolare cinese nel paese, ormai considerata apertamente un’alleata di Putin e della sua guerra, e spiega anche perché qualunque “piano di pace” offerto da Pechino all’Ucraina, in questo momento, è valutato come fosse proposto da Mosca. Nel frattempo, una Corte d’appello americana ha fissato per il 16 settembre prossimo l’udienza per discutere i tempi della battaglia legale contro la legge che impone a ByteDance, la società con sede in Cina, di cedere le attività di TikTok entro il 19 gennaio o di subire il divieto nel mercato americano.
 

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